Non si arrestano gli sforzi delle autorità irachene per rientrare in possesso del patrimonio archeologico e artistico saccheggiato dal 2003 e finito all'estero. Il 6 febbraio 2022 cerimonia di restituzione di centinaia di reperti a Beirut.
Ogni tanto ritornano o, meglio, fanno ritorno. Stavolta si tratta di un tesoro di reperti archeologici, tra cui più di trecento tavolette cuneiformi, che la scorsa settimana sono ripartite dal Libano verso l’Iraq. Presumibilmente saccheggiate da diversi siti archeologici iracheni, le tavolette erano state esposte nel Museo Nabu, un’istituzione privata nel Nord del Libano fondata dall’uomo d’affari Jawad Adra. Adra e sua moglie, l’ex ministro della Difesa libanese Zeina Akar, hanno ripetutamente negato qualsiasi coinvolgimento nel traffico internazionale di beni culturali, secondo quanto riferisce il quotidiano libanese in lingua francese L’Orient–Le Jour.
Indipendentemente da inchieste e accuse, la restituzione all’Iraq è finalmente avvenuta lo scorso 6 febbraio. Alla cerimonia svoltasi al Museo nazionale di Beirut erano presenti anche il ministro della Cultura libanese Abbas Mortada, e l’ambasciatore iracheno in Libano Haydar Chayyah Barrak. Mortada ha sottolineato il «destino comune del Libano e dell’Iraq», e ci ha tenuto a rimarcare che «Beirut è nel cuore degli iracheni, proprio come Baghdad è nel cuore dei libanesi». Da parte sua, l’ambasciatore Barrak ha ringraziato il popolo e il governo libanesi «per la continua cooperazione, che ha reso possibile questo lieto fine» con la riconsegna a Baghdad di 337 manufatti.
Nel frattempo, l’inchiesta sul patrimonio archeologico in possesso di Jawad Adra e Zeina Akkar prosegue. Il museo Nabu di loro proprietà era stato inaugurato a Heri, sulla costa libanese, nel 2018. Prende il nome dal dio mesopotamico dell’alfabetizzazione e della saggezza, e ospita una selezione della collezione della coppia di circa 2mila reperti che vanno dall’età preistorica all’era bizantina. Secondo Adra, l’obiettivo del museo è «preservare e proteggere la storia antica regionale, che altrimenti sarebbe sparpagliata in tutto il mondo». Nonostante le dichiarate buone intenzioni, però, il museo è sotto controllo da diversi mesi da parte delle autorità internazionali per tracciare antichità che si credeva fossero state contrabbandate fuori dall’Iraq. Tutto è partito all’inizio del 2022, anno in cui l’Iraq ha chiesto all’Interpol di emettere un avviso di perquisizione contro il museo e di chiedere la restituzione di centinaia di tavolette sumere. La coppia Adra-Akkar ha collaborato volontariamente alle indagini, e l’ex ministra della Difesa si è recata a Baghdad di persona, per negoziare la restituzione dei reperti.
I notiziari locali iracheni riferiscono che i manufatti probabilmente provenivano dall’antica città sumera di Irisagrig, che era stata un luogo ampiamente saccheggiato dai trafficanti dopo l’invasione statunitense dell’Iraq. Per dare un’idea dell’entità del danno, nel 2017, la catena di negozi di artigianato statunitense Hobby Lobby venne multata per un totale di 3 milioni di dollari e fu costretta a consegnare alle autorità migliaia di oggetti contrabbandati da questa zona.
Negli ultimi anni l’Iraq ha intensificato gli sforzi per recuperare i beni culturali saccheggiati durante i periodi di guerre e disordini politici. L’anno scorso, gli Stati Uniti hanno restituito all’Iraq più di 17mila manufatti di contrabbando, tra cui statue e incisioni mesopotamiche risalenti a quattromila anni fa. La consegna includeva la famosa tavoletta di Gilgamesh, un oggetto cuneiforme datato 3.500 anni fa e ritenuto, con il mito del diluvio già ripreso nella Bibbia, uno dei testi religiosi più antichi del mondo. Si ritiene che la tavoletta di Gilgamesh sia stata rubata da un museo iracheno nel 1990 e che sia entrata negli Stati Uniti nel 2007: venduta più volte, venne acquisita, alla fine, da Hobby Lobby per un valore finale di 1,67 milioni di dollari durante un’asta del 2014.