Un recente restauro realizzato dai responsabili dell’Archivio Film della Fondazione Cineteca Italiana di Milano ha restituito vita e colori a un fondo di film della Fondazione Terra Santa. Si tratta di oltre 30 pellicole realizzate dalla Custodia in un lungo arco temporale che, a partire dal secondo dopoguerra, raggiunge gli anni Ottanta: un patrimonio storico e culturale che riveste un indubbio valore, non solo per la Fondazione, ma anche per la storia del cinema.
Le motivazioni alla base di queste produzioni sono ben espresse da un contributo di padre Alfonso Calabrese all’inizio degli anni Cinquanta sulla rivista La Terra Santa: i filmati intendono far conoscere ai cristiani la terra dove Cristo è nato e vissuto; far rivivere ai pellegrini l’esperienza del loro viaggio; infine vogliono far sapere al mondo gli appelli di giustizia e di pace che provengono da una terra martoriata dai conflitti. Si tratta di finalità che ne designano anche i possibili destinatari e le modalità di proiezione.
Film come La valle sotto il mare, Terra Santa o Sui passi di Dio, contraddistinti da un approccio maggiormente informativo, vengono utilizzati durante le conferenze di documentazione e sensibilizzazione sulla Terra Santa. Altre pellicole come La madre, Cantico della Vergine o Natale a Betlemme sono innervate da un afflato più spirituale che le rende idonee anche a incontri di catechesi. Mediatori e custodi dei film sono i francescani, non solo perché accompagnano le diverse proiezioni con presentazioni e commenti, ma anche perché svolgono ruoli determinanti per la loro stessa realizzazione. È il caso di padre Calabrese che, negli anni Cinquanta, intraprende un ambizioso progetto di produzione di una serie di cortometraggi e un mediometraggio (Crociati senz’armi, 1955) realizzati con attrezzature professionali e affidati alla regia di Rinaldo Dal Fabbro, documentarista e organizzatore culturale in campo cinematografico.
Vent’anni dopo, è padre Fernando Vittorino Joannes a firmare soggetto e sceneggiatura di una serie di filmati diretti da Marino Nicola Hribar. Ma, all’interno di questo corpus, non vanno dimenticati anche Ritorno alle sorgenti (di Rinaldo Dal Fabbro, 1964), dedicato al viaggio del papa Paolo VI in Terra Santa, e i precoci filmati diretti dal regista Ernesto Remani nel 1948 che raccontano la situazione dei luoghi di Cristo all’indomani del secondo conflitto mondiale.
Il 22 novembre 2021 presso la Cineteca Milano MIC, il lavoro di restauro e digitalizzazione di queste opere è stato presentato da chi scrive insieme a Matteo Pavesi, direttore della Cineteca di Milano, e Roberto Della Torre, responsabile dell’Archivio film. L’evento (che ha segnato la conclusione delle tante iniziative legate al centenario della rivista Terrasanta) ha visto la proiezione proprio di Crociati senz’armi di Rinaldo Dal Fabbro.
Gli storici del cinema tendono a rubricare queste pellicole all’interno della categoria dell’useful cinema, ossia di quel cinema amatoriale promosso da istituzioni religiose, educative, professionali per le proprie finalità soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta. Si tratta di un cinema forse minore, ma che ha svolto un ruolo non secondario a livello sociale: ha avvicinato al mondo delle immagini in movimento spettatori non abituali, ha trasmesso idee nuove e ha esteso i temi affrontati a soggetti inediti, al servizio di scopi collettivi. Anche i film sulla Terra Santa dispiegano le potenzialità di questo cinema «utile» che ha contribuito all’alfabetizzazione del pubblico alle immagini in movimento, e a orientare il senso comune circa il ruolo del cinema stesso nella società.
* L’autrice è professoressa di Storia del cinema all’Università di Pavia
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Eco di Terrasanta 1/2022
Superare il confine per essere salvati
Come l’emorroissa, la donna malata e salvata da Gesù, siamo chiamati ad essere animati dal desiderio di guarire per tornare a una vita di relazione. Un superamento del nostro isolamento che Francesco d’Assisi ha messo in atto