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Giornata dei volontari, una ventata di speranza

Federico Verbani
2 novembre 2021
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Giornata dei volontari, una ventata di speranza
I partecipanti alla Giornata ascoltano l'intervento di suor Adele Brambilla, in collegamento dalla Giordania.

«Da lui proviene la mia speranza»: si è ispirato alle parole del Salmo 62 il tema della XIV Giornata delle Associazioni di volontariato che sostengono progetti in Terra Santa. Attraverso riflessioni e testimonianze, il senso della speranza cristiana è stato il cuore dell’incontro, per guardare al futuro in tempi difficili.


Nel tempo segnato dalle difficoltà economiche dovute alla pandemia e da conflitti che continuano a mietere vittime e a seminare ingiustizia, la speranza è tanto più necessaria per continuare a dare sostegno alla «pietre vive», i cristiani in Terra Santa e alle Chiese del Medio Oriente. Questo è stato il filo conduttore dell’incontro che si è svolto il 30 ottobre a Milano presso il convento di Sant’Angelo, e che ha visto la partecipazione di numerosi volontari impegnati per la Terra Santa, dopo l’edizione del 2020 che, a causa della pandemia, si era tenuta solo online. Ma anche quest’anno amici della Terra Santa hanno seguito gli interventi da tutta Italia (e non solo) in collegamento via Internet.

La Giornata si è aperta con una riflessione spirituale di fra Matteo Brena, commissario di Terra Santa della Toscana. Riprendendo la figura del profeta Ezechiele, che davanti al popolo di Israele sfiduciato, in esilio a Babilonia, fa risuonare forte la parola profetica, fra Matteo ha ricordato come la Parola di Dio sia una parola che crea, rinnova e trasforma, e infonde nuovamente speranza ai cuori affranti.

Ricche e diverse testimonianze hanno dato corpo al tema della Giornata, a partire dai semi di speranza che sono stati piantati dopo il viaggio del Papa in Iraq (5-8 marzo). Ne ha parlato padre Georges Jahola, sacerdote siro-cattolico iracheno, responsabile del comitato per la ricostruzione di Qaraqosh (chiamata in aramaico Baghdeda), il più importante centro cristiano della Piana di Ninive, nel nord del Paese. Quella terra, devastata dall’Isis e liberata nel 2017, dove 120mila cristiani sono dovuti fuggire e dove, tra tante distruzioni, una parte di loro sta facendo ritorno, ha ancora bisogno di sostegno alla ricostruzione umana e materiale.

Un altro racconto di speranza, contro la logica disumanizzante della propaganda jihadista, è stato portato da fra Stefano Luca, cappuccino impegnato contro il reclutamento dei minori da parte dell’Isis. Fra Stefano dirige un programma innovativo di riabilitazione e reintegro dei bambini-soldato, giovani «cuccioli del califfato», che li porta a riappropriarsi di una identità e del proprio futuro. Federico Bonechi, animatore e referente delle Misericordie a Betlemme, ha portato l’esperienza delle Misericordie d’Italia, una delle più vaste reti di volontariato e con le origini più antiche, nella città dove Gesù è nato. Dall’apertura di una sede, sette anni fa, si è creato un ponte di solidarietà con tanti volontari che hanno prestato un aiuto ai più deboli ed emarginati della città. Solo le restrizioni dell’emergenza per il Covid-19 hanno rallentato questo flusso.

In collegamento dalla Giordania, invece, ha portato la sua testimonianza suor Adele Brambilla, missionaria comboniana e direttrice dell’ospedale pediatrico di al-Karak, dove si curano bambini e donne in maternità, persone che non possono accedere a cure sanitarie in altre strutture (spesso rifugiati siriani numerosi nel Paese). Il padre Custode, fra Francesco Patton, che ha partecipato ai lavori, ha presieduto la celebrazione dell’Eucarestia per la Terra Santa al termine dell’incontro.

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