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A Gerusalemme Est vietato un evento culturale palestinese

Terrasanta.net
28 ottobre 2021
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A Gerusalemme Est vietato un evento culturale palestinese
Allievi di una scuola del quartiere di Silwan (Gerusalemme est) alla Maison d'Abraham la mattina del 26 ottobre 2021. Tra loro anche il console generale di Francia, René Troccaz (foto dal suo profilo Twitter).

Con un'ordinanza del 26 ottobre, il ministro israeliano della Pubblica sicurezza, Omer Bar-Lev, ha vietato una manciata di appuntamenti culturali palestinesi, organizzati presso la Maison d'Abraham, gestita dalla Caritas francese. Sconcerto e proteste.


(c.l./g.s.) – «È un grande choc per noi». Bernard Thibaud, che per conto di Secours Catholique – Caritas France gestisce la Casa di Abramo a Gerusalemme Est, si esprime così sulla decisione israeliana di proibire un evento culturale organizzato presso l’istituzione cattolica, situata nel quartiere di Ras El-Amud a Gerusalemme Est, sulle pendici del Monte degli Ulivi. La manifestazione, articolata su tre giorni, mirava unicamente al relax e alla gioia dei bambini e delle famiglie dei vicini quartieri di Ras el-Amud e Silwan, afferma il nuovo direttore della Maison d’Abraham.

Il festival che si sarebbe dovuto svolgere dal 26 al 28 ottobre è stato vietato con un’ordinanza firmata il 26 ottobre dal ministro israeliano della Pubblica sicurezza, il laburista Omer Bar-Lev. Agli organizzatori si addebita di aver goduto di finanziamenti erogati dall’Autorità Palestinese. Gli israeliani si appellano a una normativa derivante dagli accordi di Oslo (dei primi anni Novanta) che vieta a Gerusalemme qualunque attività dell’Autorità palestinese che possa configurarsi come propaganda politica.

Secondo il quotidiano Haaretz, che per primo ha riferito la notizia, l’ordinanza ministeriale «sembra porre Bar-Lev in continuità con i predecessori Amir Ohana e Gilad Erdan, che, con la stessa motivazione, hanno impedito quasi tutti gli eventi culturali palestinesi programmati a Gerusalemme».

Se è vero che il festival culturale ospitato presso la Maison d’Abraham è stato organizzato in collaborazione con tre enti culturali palestinesi (ovvero il Teatro nazionale palestinese El Hakawati, il Conservatorio nazionale palestinese Edward Said e Qafilah – Palcoscenico in movimento, un camion adibito a teatro per spettacoli in piazza), tuttavia Bernard Thibaud ricorda che l’evento stesso non ha alcun legame diretto con l’Autorità Palestinese e neppure carattere politico. A finanziarlo è il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), attraverso sponsorizzazioni austriache e finlandesi, in collaborazione con il Silwan Club, un’associazione di quartiere, e la stessa Maison d’Abraham. Gli spettacoli del mattino erano rivolti ai bambini dai 9 agli 11 anni che frequentano le scuole circostanti; quelli della sera per le famiglie del quartiere.

Il direttore della Maison d’Abraham era stato avvertito informalmente della decisione del ministro Bar-Lev il giorno prima delle rappresentazioni. La polizia si è presentata con il testo del provvedimento dopo i primi spettacoli mattutini del 26 ottobre. Il resto degli eventi artistici, teatrali, musicali in programma è stato quindi cancellato.

I leader cattolici: «Gerusalemme sia inclusiva!»

La Maison d’Abraham, luogo di accoglienza per i pellegrini di tutte le religioni e spazio di incontro per coloro che lavorano per la giustizia e la pace, è stata creata nel 1964 su impulso del papa san Paolo VI. Affidata, come dicevamo, alla gestione di Secours Catholique – Caritas France, è sotto la protezione sia della Santa Sede che della Francia. Per questa ragione, e per sollecitare proteste formali, Bernard Thibaud si è rivolto, oltre che al patriarca latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, anche all’arcivescovo Adolfo Tito Yllana, delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina, e al console generale di Francia, René Troccaz, peraltro presente all’inizio dell’evento interrotto il 26 ottobre dall’intervento delle forze dell’ordine israeliane.

Il 27 ottobre è stata l’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa a esporsi con una dichiarazione di condanna dell’ordinanza ministeriale israeliana, accolta con «grande preoccupazione e stupore» dai leader religiosi delle comunità cattoliche locali.

«Non possiamo comprendere – scrivono gli ecclesiastici – la logica di una decisione così frettolosa e ingiustificabile. Naturalmente l’evento culturale in programma aveva un carattere palestinese: la Casa è situata a Gerusalemme Est e sin dai suoi albori si pone l’obiettivo di creare un ambiente pacifico e costruttivo nel contesto che la circonda». «A Gerusalemme – si rammarica la dichiarazione – assistiamo a un continuo e sempre più aggressivo atteggiamento delle autorità locali verso tutto ciò che è considerato palestinese, come se i palestinesi non avessero diritto di espressione nella Città Santa. Quasi non ne facessero parte e Gerusalemme non fosse per loro».

«La Casa di Abramo – proseguono netti i leader religiosi cattolici –, le istituzioni che la sostengono, la comunità cristiana di Gerusalemme hanno il diritto di promuovere e sostenere tutto ciò che considerano adatto allo sviluppo della comunità e delle relazioni con tutti gli abitanti della Città Santa. Gerusalemme dovrà aprirsi a tutti in egual modo ed essere una Città inclusiva e non esclusiva, accogliente e non respingente, proprio perché è santa per le tre fedi monoteistiche e di estrema importanza per gli israeliani e per i palestinesi allo stesso modo».

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