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Un’umanità nuova nel segno dell’incontro

fra Alberto J. Pari
6 ottobre 2021
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Un’esperienza estiva musicale e interreligiosa in Austria, a cui ha preso parte anche un gruppo di giovani di Terra Santa di varie estrazioni, si è rivelata ricca di stimoli positivi. I partecipanti hanno saputo mettersi in gioco.


Musica ed emozioni sono stati gli ingredienti per un’avventura unica che resterà nel cuore dei nostri giovanissimi musicisti. Vi avevo già preannunciato qui che alcuni studenti del Magnificat avrebbero partecipato a un’esperienza estiva musicale e interreligiosa in Austria, ma mai avrei immaginato che questa esperienza sarebbe stata così ricca.

Il traguardo che ci eravamo prefissati noi organizzatori è stato raggiunto dal nostro gruppo già alle prime attività del campo estivo, quando i ragazzi sono stati invitati a identificarsi con alcune categorie di appartenenza. Dopo essersi riuniti con altri giovani austriaci e tedeschi perché aventi lo stesso numero di fratelli o sorelle, o ancora perché aventi la stessa passione artistica o musicale, quando è stato richiesto di riunirsi per Paese di provenienza, senza pensarci un attimo, i nostri giovani palestinesi e israeliani si sono uniti in un abbraccio e si sono identificati come cittadini di un’unica terra, ma senza darle un nome (Israele, Palestina, Terra Santa). Erano uniti e felici.

Di fronte a questa scena, io e gli altri animatori, ci siamo guardati e abbiamo capito quanto bene avrebbe fatto a ognuno di noi questa esperienza insieme. Nel gruppo austriaco e tedesco c’erano vari musulmani, soprattutto rifugiati scappati dalla Siria e altri provenienti dalla Turchia e nel nostro gruppo c’erano anche due giovani ebrei ortodossi. Durante i momenti liberi dalle attività era impressionante vedere i giovani siriani che chiedevano a nostri amici ebrei israeliani di insegnar loro come parlare ebraico; i giovani della città vecchia di Gerusalemme che studiano tedesco chiedevano alle ragazze musulmane tedesche come si stava in Europa e come vivevano la loro fede in un Paese dove i musulmani sono una minoranza. Fin dal primo momento in cui i giovani si sono incontrati si è creata un’atmosfera bellissima e intensa, tutti erano desiderosi di conoscere, scoprire e impegnarsi attivamente perché il campo fosse un successo.

La storia di Giobbe, che ha fatto da filo conduttore di ogni attività, ha permesso di affrontare tematiche che i piccoli gruppi misti, di cultura e religione diversa, hanno potuto approfondire: che cosa significhi avere speranza, l’importanza dei diritti umani, il tesoro prezioso della propria identità… La profondità e la genuinità delle risposte di questi giovani ci hanno sorpreso e reso orgogliosi di loro: la loro capacità di accoglienza reciproca e di apertura mentale è stata incredibile. Sono giovani che in modi diversi provengono da realtà di esilio, pregiudizio, divisioni e conflitto, ma hanno nel cuore il sogno di un mondo migliore e diverso e lo hanno dimostrato in ogni gesto, parola e sorriso. Il musical che hanno realizzato in soli cinque giorni è stato un vero miracolo.

Durante le giornate, la presenza di un sacerdote cattolico, di un imam e di un rabbino, hanno permesso ai giovani di potersi confrontare con guide spirituali e aprire i loro cuori pieni di domande e dubbi al discernimento e alla comprensione. Non sono mancate difficoltà, soprattutto legate a visti, alle diverse nazionalità e ai controlli aeroportuali, ma anche queste sono stati occasione di crescita, nella consapevolezza per i ragazzi che non a tutti sono garantiti gli stessi diritti e non tutti sono trattati allo stesso modo. Sono certo che questi giovani saranno capaci di contribuire allo sviluppo di un’umanità migliore.

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