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Dopo il lockdown cresce la voglia di relazione

fra Alberto J. Pari
2 giugno 2021
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Dopo quattordici mesi di isolamento e restrizioni, in Israele sono riprese anche le varie attività di dialogo interreligioso fin qui sospese o sostituite con videoconferenze. Le persone tornano ad incontrarsi, anche con emozione.


A Gerusalemme, come in tutto Israele, la vita sta riprendendo: sono permessi gli incontri con gruppi di persone vaccinate. Anche l’obbligo della mascherina è stato tolto per gli spazi aperti e le grandi feste di Pesach, Pasqua e Ramadan sono state vissute senza limitazioni; non posso nascondere la gioia per tutto questo. Ho avuto la benedizione di poter vivere una cena ebraica a casa di una cara amica e per tutti è stata una bella emozione potersi ritrovare dopo un anno difficile. Io e altri due amici italiani abbiamo preparato i canti della tradizione ebraica italiana antica e abbiamo sorpreso tutti. Dopo quattordici mesi di isolamento e restrizioni sono riprese anche le varie attività di dialogo interreligioso che avevamo sospeso o sostituito con video conferenze che, pur essendo occasione di crescita reciproca, manifestavano tutti i limiti del caso.

Finalmente ho potuto accogliere un gruppo di giovani israeliani in convento ed è stato un momento molto emozionante per tutti; erano sessantadue giovani da tutto il Paese che si preparano ad iniziare il servizio militare ed era la prima volta dopo mesi che potevano uscire, visitare luoghi e conoscere persone nuove. L’incontro con me era la prima opportunità per poter dialogare con un cristiano e conoscere la religione di cui avevano sentito dire poche cose e ben confuse. Sarà solo un’impressione, ma credo sia stato il gruppo più attento e interessato incontrato negli ultimi anni; le domande di questi giovani erano profonde, non banali e molto precise, come se il lungo periodo trascorso in isolamento li avesse resi più maturi, più aperti alla scoperta e meno individualisti.

Altra piccola iniziativa. Abbiamo appena terminato di organizzare una preghiera interreligiosa con la sinagoga e il gruppo di musulmani con cui collaboriamo da anni: sarà in una serata di Ramadan, con l’intenzione di pregare per tutti i popoli, per tutti i fedeli delle varie religioni. Mancano ancora i pellegrini a Gerusalemme, ma sono tante le attività intraprese per accoglierli al meglio e la città ha colto l’occasione per rinnovarsi; tanti luoghi sono stati ristrutturati e ripuliti e i progetti per promuovere il turismo si moltiplicano.

La Custodia di Terra Santa ha quasi ultimato i lavori al museo multimediale presso il Christian Information Center dove in diverse sale i pellegrini potranno vivere un’esperienza unica in preparazione alla visita al Santo Sepolcro, rivedendo con l’aiuto di moderni mezzi come si presentava il luogo al tempo di Gesù e come si è trasformato nei secoli.

Il museo israeliano della Torre di David ci ha invitati a partecipare a un bellissimo progetto di presentazione dei vari volti che costituiscono la città vecchia di Gerusalemme e ha realizzato un documentario sulla storia dei francescani della Custodia. Sarà parte di una serie di brevi filmati che i pellegrini e i turisti potranno visionare per conoscere meglio chi abita la città santa, in preparazione al loro viaggio o per comprendere meglio, mentre sono qui, le tante e multiformi culture che convivono a Gerusalemme. La voglia di incontrarsi è tanta, negozianti e guide non vedono l’ora di rivedere le strade affollate e le voci confondersi nelle piazze; noi frati continuiamo a pregare e sperare che presto i luoghi della nostra fede siano rivisitati con gioia; mai come questo anno il messaggio della Risurrezione che parte dalla tomba vuota ci interpella e ci incoraggia a non temere, mai.

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