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Un documentario su mons. Michel Sabbah

Anna Clementi
11 maggio 2021
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Un documentario su mons. Michel Sabbah

Le vicende di un popolo sotto occupazione narrate dalla voce profetica del primo patriarca latino di Gerusalemme di origine palestinese. Il 15 maggio online la prima visione italiana del documentario Il Patriarca del Popolo.


«La fede e l’impegno politico sono complementari, non possono stare separati. È questo il messaggio che vogliamo trasmettere con il film: la necessità di trasformare le preghiere in azione per combattere l’occupazione» spiega Lily Habash, produttrice del documentario Il Patriarca del Popolo. «Non volevamo un film che glorificasse la figura di Michel Sabbah, ma che ne diffondesse il messaggio».

Fin dalle prime scene, che riprendono il muro di separazione tra Israele e Cisgiordania e denunciano la politica israeliana di occupazione e di colonizzazione della Palestina, portata avanti col sostanziale benestare delle potenze internazionali e di tanti Stati arabi, appare chiara la cornice in cui si inserisce la figura di Michel Sabbah, primo palestinese ad aver ricoperto la carica di patriarca latino di Gerusalemme, dal 1988 al 2008.

«Oggi la maschera è caduta» sono le sue prime parole nel film, «abbiamo due scelte davanti a noi: o ingoiamo il veleno che ci viene offerto e accettiamo di sopravvivere senza uno Stato, oppure continuiamo a resistere e a ribadire che siamo un popolo, che abbiamo diritto a uno Stato e che ogni giorno siamo artefici del nostro destino».

I momenti chiavi della vita di un prete e del suo popolo

Il documentario ripercorre alcuni episodi chiave della vita di Sabbah collegandoli alla storia del popolo palestinese: dalla sua consacrazione a patriarca nel 1988 da parte di Giovanni Paolo II, mentre a Gerusalemme scoppia la Prima intifada e Beit Sahour viene posta sotto assedio, alla celebrazione della messa di Natale a Betlemme, fino agli Accordi di Oslo (nel 1993) e al recente riconoscimento da parte degli Stati Uniti di Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele, lasciando però ampio spazio a momenti più intimi e riflessivi in cui il patriarca emerito – oggi 88enne – si racconta e diffonde un messaggio fortemente politico e attuale dalla sua residenza di Taybeh.

È durante la Prima intifada che Lily Habash, giovane palestinese di Ramallah, sente per la prima volta le parole del patriarca Sabbah durante la messa di Natale trasmessa in diretta dalla televisione israeliana. «Per me e per tanti cristiani palestinesi la sua dura presa di posizione contro l’occupazione israeliana ha rappresentato un totale cambiamento nel definire il modo in cui vivere la nostra fede. Per la prima volta un rappresentante della Chiesa cristiana parlava apertamente della necessità di porre fine all’oppressione e all’ingiustizia. Da quel momento mi sono ripromessa che avrei dovuto fare qualcosa per diffondere il suo messaggio».

L’esodo dei cristiani, la delusione dei giovani

A distanza di oltre trent’anni, dall’incontro tra Lily Habash – a lungo consulente politica per l’Autorità Palestinese e consigliera per le Nazioni Unite – e Mohammad al-Attar, regista e attivista per i diritti umani, è nato Il Patriarca del Popolo. Nei 26 minuti della sua durata, il documentario denuncia anche la continua emorragia di cristiani che dal 1948 continuano a lasciare la Palestina e il Medio Oriente. Per Michel Sabbah, i principali motivi di questa migrazione che ha lacerato la comunità cristiana in Terra Santa sono l’occupazione israeliana e le politiche degli Stati Uniti in tutto il Medio Oriente che mirano a distruggere il sistema esistente per costruirne uno nuovo, più debole e controllabile. Da qui deriva la necessità del popolo palestinese di resistere all’occupazione e alla corruzione, rimanendo saldo nella propria terra, per trasformare Gerusalemme, oggi città d’odio e di guerra, in una città d’amore.

«Il film è come il vaso di Pandora» conclude Lily Habash. «Oggi in Palestina è importante farsi carico dei giovani, che stanno crescendo con un grande senso di solitudine. Si sentono persi, abbandonati da tutto il mondo, senza che Israele venga condannato per i suoi crimini. Abbiamo bisogno di leader spirituali in grado di parlare alla gente comune com’era riuscito a fare il patriarca Sabbah. Abbiamo bisogno di fare i conti con noi stessi: perchè dopo oltre 70 anni di occupazione la solidarietà cristiana non ha portato a nessuna influenza nella politica? La dimensione spirituale non può essere disconnessa dall’agire quotidiano, dalla nostra lotta per porre fine all’occupazione. È necessario che tutto il mondo cristiano prenda posizione».

Il film, proiettato per la prima volta in Palestina nel dicembre 2020, fin qui è stato tradotto in cinque lingue e presentato in Europa, Australia e America. Il 15 maggio alle 18 verrà presentata la prima visione italiana del film. L’evento è promosso dalla campagna Ponti e non muri di Pax Christi Italia e vedrà la partecipazione di mons. Michel Sabbah e della produttrice Lily Habash.

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