Nei racconti della passione, morte e risurrezione di Gesù è sempre presente Maria di Magdala ed è quasi sempre menzionata per prima. È l’unica che, stando al racconto giovanneo, nel primo giorno dopo il sabato, si reca, quando ancora è buio, al sepolcro. Si mette in cammino quando non è bene, per una donna sola, uscire di casa al buio. Non riesce a stare nel suo letto: deve andare, deve uscire prima di tutti gli altri trascurando tutte le convenzioni che volevano che la donna uscisse solo accompagnata e solo al momento del chiarore del giorno. Cerca Gesù. Non può più stare un solo secondo lontano dal corpo di quell’uomo dal quale si è sentita amata, perdonata e accolta e che, a sua volta, ha amato con grande e intensa passione. Ora i suoi occhi sono ricolmi di lacrime. Davanti a quel sepolcro vuoto, senza il corpo di Gesù, vede ma senza comprendere. Infatti, pur vedendo Gesù non lo riconosce: «Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù» (Vangelo di Giovanni 20,14).
Tutte le volte che Gesù appare dopo la sua risurrezione non è immediatamente riconoscibile. Lo stesso accadrà qualche giorno più tardi sulle rive del lago di Tiberiade.
Pietro e gli altri, ritornati in Galilea, avevano ripreso il loro lavoro di pescatori. Quella notte non avevano pescato nulla e «quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù» (Gv 21,4). La fatica di riconoscere Gesù caratterizzerà anche l’esperienza dei due discepoli di Emmaus: «Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo» (Vangelo di Luca, 24, 15-16). Gesù cammina così vicino accanto a loro, che non solo possono sentirne il rumore dei passi, ma persino l’odore. Ne vedono i lineamenti, ne sentono la voce; eppure, i loro occhi non lo riconoscono.
Possiamo concludere che il Signore risorto è ancora il Gesù di Nazaret, ma la continuità è segnata – contemporaneamente – da una profonda novità. Occorrono occhi nuovi per riconoscerlo.
Il tempo della Chiesa è il tempo della presenza del Risorto da riconoscere negli eventi, nei volti e nella vita della comunità alla luce della promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Vangelo di Matteo, 28,20).
San Francesco afferma che non c’è nessuna differenza tra noi e i contemporanei di Gesù: «E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero. E in tale maniera il Signore è sempre presente con i suoi fedeli» (Ammonizione I). Il Poverello d’Assisi parla della necessità di passare dal «vedere» al «vedere e credere», attraverso il passaggio della visione dagli occhi del corpo agli occhi dello spirito, cioè agli occhi della fede. L’uomo, mosso dallo spirito, riconosce in quello che vede il Signore e quindi crede.
Infatti, ritornando ai brani evangelici citati all’inizio, la Maddalena vede un uomo in piedi, un giardiniere, ma non riconosce Gesù. Un segno le apre gli occhi: nella voce che la chiama per nome, riconosce Colui che sempre l’ha capita, amata, rispettata, perdonata e accolta.
Anche i discepoli, dopo una notte di lavoro infruttuoso, vedono uno sconosciuto sulla riva che li invita a gettare la rete sul lato destro e non riconoscono Gesù. Un segno apre gli occhi a Giovanni. La pesca miracolosa fa esclamare al discepolo che Gesù amava «È il Signore!». (Gv 21,7) I discepoli di Emmaus camminano fianco a fianco con un viandante sconosciuto che scalda loro il cuore, ma non riconoscono Gesù.
Un segno apre i loro occhi: nel pane spezzato, cioè nel gesto riassuntivo di un amore che arriva fino al dono totale di sé, i due discepoli riconoscono il Signore e ritornano a Gerusalemme pieni di gioia.
I protagonisti di questi episodi hanno in comune una sincera ricerca di Gesù, un profondo amore verso di Lui e la disponibilità a lasciarsi scaldare il cuore. Prendendo in prestito una citazione di sant’Agostino si potrebbe affermare che «si ri-conosce solo ciò che si ama». Questo è il cammino che ci aspetta quotidianamente, che fa passare dalle lacrime, dalla delusione e dalla tristezza alla vera e autentica gioia.
(* Commissario di Terra Santa per il Nord Italia)
Eco di Terrasanta 3/2021
La passione per il mondo ebraico
L’amore per i Luoghi Santi risale già al suo iter di studi. Ma fra Simone Castaldi, da pochi mesi Commissario di Terra Santa del Lazio, ha fatto propria anche la missione di far conoscere ai cristiani l’ebraismo, cioè le nostre radici.