Alla riapertura, il 9 febbraio, del valico di frontiera di Rafah tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, alcuni autobus di palestinesi si sono diretti verso il Sinai e persone che erano bloccate in Egitto hanno potuto rientrare, dopo mesi, nel territorio palestinese.
Rafah è l’unico valico di confine della Striscia di Gaza non controllato da Israele. La novità è che le autorità egiziane non hanno stabilito (come accadeva in passato) quanto tempo il valico resterà aperto, secondo quanto riferisce l’agenzia ufficiale palestinese Wafa. La notizia suscita qualche speranza negli abitanti di Gaza: l’ultima volta – il 31 gennaio scorso – il valico era stato aperto solo quattro giorni. Dall’inizio della pandemia è stato tenuto quasi sempre chiuso e negli ultimi anni le aperture hanno avuto durata limitata a pochi giorni.
Nella Striscia di Gaza controllata da Hamas vivono due milioni di persone, ben cinquemila per chilometro quadrato. La popolazione è giovanissima, due terzi degli abitanti hanno meno di 25 anni e molti di loro non sono mai usciti dalla Striscia.
La decisione egiziana coincide con la ripresa dei colloqui tra le due fazioni politiche palestinesi, Fatah e Hamas, che si stanno accordando per organizzare le prossime elezioni nei Territori. I colloqui si svolgono al Cairo. L’Egitto, che ospita le delegazioni, negli ultimi anni non è mai riuscito a riconciliare i palestinesi e la decisione egiziana potrebbe essere stata presa per favorire il clima in cui si svolgono i negoziati.
Questi avrebbero successo se i palestinesi riuscissero davvero, come annunciato, a tenere elezioni insieme a Gaza e in Cisgiordania. I palestinesi dovrebbero tornare a votare, dopo quindici anni, il 22 maggio per eleggere il parlamento, e il 31 luglio per il presidente. L’annuncio ha messo in moto, perciò, le trattative perché lo scrutinio avvenga in tutti i territori e i risultati siano rispettati. Il riavvicinamento tra Fatah, che governa in Cisgiordania, e Hamas che ha il controllo di Gaza sembra essersi reso necessario per rendere i palestinesi di nuovo interlocutori dell’amministrazione Usa, dopo essere stati messi all’angolo negli ultimi anni, quando l’amministrazione Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele e ha promosso gli Accordi di Abramo tra Israele e alcuni Paesi arabi. Entrambe le iniziative sono state condannate sia dal partito al governo a Ramallah, sia dal movimento islamista che governa a Gaza. Le due amministrazioni separate devono quindi accordarsi sullo svolgimento delle elezioni.
Un accordo è stato trovato sulla partecipazione alle elezioni anche dei palestinesi di Gerusalemme est. In un comunicato emesso al Cairo, inoltre, si dichiara che solo la polizia palestinese e non altri movimenti armati, potranno vigilare sulle operazioni di voto.
Gli abitanti di Gaza sperano che questa apertura della frontiera non sia a singhiozzo, come in passato. L’agenzia Afp ha raccolto alcune testimonianze, come quella di uno studente di 19 anni che ha raccontato come la chiusura del valico gli abbia fatto perdere il primo semestre all’università. Un altro viaggiatore ha sottolineato l’urgenza di tenere aperto il valico in modo permanente, per affrontare le gravi crisi sanitarie, come le cure per malati di cancro che sono impossibili all’interno della Striscia. Inoltre, con un tasso di disoccupazione che raggiunge il 50 per cento e i valichi israeliani chiusi ai lavoratori transfrontalieri, i giovani di Gaza hanno sempre meno possibilità di lavorare altrove.
Normalmente le autorità egiziane sollevano questioni di sicurezza per giustificare le continue chiusure del valico di frontiera e a queste si sono aggiunte le misure di contenimento della pandemia. Sono stati oltre 52 mila i contagi registrati a Gaza e oltre 500 i decessi per il Covid-19. In Egitto ufficialmente i decessi sono stati finora in tutto quasi diecimila.
La «boccata di ossigeno» che può venire agli abitanti di Gaza dall’apertura del confine con l’Egitto potrebbe comunque durare poco. Il governo egiziano del generale Abdel Fattah al-Sisi, che è salito al potere nel 2013 rovesciando il governo dei Fratelli musulmani, è fortemente diffidente riguardo alle formazioni islamiste che controllano Gaza.
La riapertura del confine senza indicazione di un termine è un segnale positivo anche se pochi sono certi che le elezioni palestinesi si svolgeranno davvero. Una nuova crisi politica tra i palestinesi riporterebbe la Striscia di Gaza nell’isolamento. (f.p.)
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