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Spensierati a Purim

Terrasanta.net
12 marzo 2020
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Spensierati a Purim
Ebrei ultraortodossi, adulti e bambini, a Gerualemme celebrano la festa di Purim nella yeshiva Belz il 10 marzo 2020. (foto Yonatan Sindel/Flash90)

(g.s.) – Sarà una smisurata fiducia nell’Onnipotente quella che nei giorni scorsi ha spinto molti ebrei ultraortodossi in Israele a celebrare – stretti stretti, come se nulla fosse – la festa di Purim?

L’emergenza coronavirus non è valsa a dissuaderli. Nelle stesse ore in Israele il conteggio delle persone contagiate dal Covid-19 era salito a 75, cioè 36 in più del giorno prima. Il governo continuava a fronteggiare l’emergenza con nuove misure, come quella di scoraggiare l’arrivo di viaggiatori stranieri e di considerare la chiusura delle scuole.

Purim («le sorti») ricorre ogni anno il 14 (e 15) del mese di Adar, dodicesimo del calendario ebraico. Ha il suo fondamento nel libro biblico di Ester, che narra – anche con pagine truci – una vicenda in cui il popolo giudaico scampa a chi lo vorrebbe sterminare, ricambiando il persecutore, e i suoi familiari e adepti, con la stessa moneta.

Dal momento che ricorda la vittoria su una minaccia esiziale, la ricorrenza è gioiosa. A Purim gli ebrei usano mascherarsi come accade a carnevale nei contesti cristiani.


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