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Lo Yemen e il suo fascino

Laura Silvia Battaglia
27 gennaio 2020
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Lo Yemen e il suo fascino

Per l'autore di questo libro lo Yemen è «l’eterno» perché, per la sua storia antichissima, non può essere liquidato in una contemporaneità disastrosa. E perché ha un’armonia unica al mondo.


C’è un libro che rompe la retorica sullo Yemen, il Paese al quale sono frequentemente associati gli aggettivi «dimenticato» e «perduto». Il libro si intitola Yemen, l’eterno e l’ha scritto Mario Boffo per Stampa Alternativa (il volume verrà presentato alla Libreria Terra Santa, a Milano, il 30 gennaio 2020).

Boffo è stato ambasciatore in Yemen negli anni precedenti al 2011, tra il 2005 e il 2010, e in questo libro ha voluto condensare anni di lavoro, incontri diplomatici e rapporti intensi con il luogo e con la popolazione locale. In sostanza una rarità, in un ambiente diplomatico che spesso si arrocca all’interno delle proprie torri d’avorio. La particolarità di questa esperienza e di questa narrazione è che Boffo ha sì attraversato lo Yemen ma se ne è fatto attraversare e non nasconde quanto gli è accaduto. L’ambasciatore si è addirittura «smarrito» come dice con chiarezza nel primo capitolo, dedicato alla città vecchia della capitale Sana’a, che si rivolge in prima persona a quello che più avanti sarà l’io narrante, in una prosa poetica e profetica, invitandolo a perdersi perché così «ritroverai te stesso».

Per Boffo lo Yemen è «l’eterno» perché, per la sua storia antichissima, non può essere liquidato in una contemporaneità disastrosa. E perché, già a partire dalla sua architettura, ha un’armonia quasi scientifica che è unica al mondo. Ma non è solo una questione di cose, di forme, di tracce della storia. Boffo trova questa bellezza in personaggi veri e propri, ognuno rappresentativo di uno spicchio di questa cultura: il guardiano dei caravanserragli, l’amanuense del Corano, l’artigiano dei pugnali, il cantore ai matrimoni, il medico, lo sciamano, le donne, gli scrittori.

In Yemen l’eterno non c’è traccia della recente crisi (iniziata nel 2015), ma c’è la prova delle lunghe, positive e pacifiche relazioni dell’Italia con questo Paese, da quando, nel 1926, il governo di Roma lo riconobbe per primo come Stato indipendente e sovrano, dopo lo sfaldamento dell’Impero Ottomano. Prova ne è un piccolo monumento, presente nella struttura dell’ambasciata italiana a Sana’a, oggi chiusa, e una lunga serie di personalità italiane che fecero grandi le relazioni tra Italia e Yemen, fin da quegli anni: da Amedeo Guillet, eroe di guerra e di diplomazia a cavallo della Seconda guerra mondiale, a Pier Paolo Pasolini, poeta e regista, lì attivo negli anni Settanta, passando per Mario Livadiotti, il medico personale dell’imam del Nord, fino allo sfortunato equipaggio del sommergibile della Marina italiana Galileo Galilei (bombardato e catturato dagli inglesi al largo di Aden nel giugno 1940).

Tutte queste relazioni sono passate alla storia, ma anche nel dimenticatoio dei tempi recenti. Tempi in cui il business della vendita di armi prodotte (o transitanti) in Italia alle potenze regionali – che poi le utilizzano in Yemen – è diventato trainante anche nella diplomazia internazionale, fino al punto di oscurare una pace coltivata per quasi un secolo.


Mario Boffo
Yemen, l’eterno
ed. Stampa Alternativa, Tarquinia (Vt) 2019
pp. 288 – 22,00 euro

 

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