Un piccolo gruzzolo di monete auree di 1.200 anni fa è stato ritrovato durante la costruzione d’un nuovo quartiere a Yavne, nell’area centro-occidentale di Israele. Lo ha reso noto un paio di settimane fa l’Autorità israeliana per le antichità.
Le sette monete d’oro sono state esaminate dal dott. Robert Kool, esperto numismatico dell’Autorità per le antichità, che le fa risalire all’inizio del periodo Abbaside (IX secolo d.C.).
Tra i preziosi dischetti c’è un dinaro d’oro coniato durante il regno di Harun Ar-Rashid (786-809 d.C.), il quinto califfo abbaside la cui corte di Baghdad fa da cornice a numerose novelle della celebre raccolta Le mille e una notte. Il califfo, e il suo visir Jafar ben Yahya, sono figure centrali in questi racconti popolari.
Reperti rari in Israele
«Il piccolo tesoro include anche monete che raramente vengono alla luce in Israele», ha precisato Robert Kool. «Parliamo – ha soggiunto – di dinari d’oro coniati dalla dinastia degli Aghlabidi (800-904 d.C. – ndr) che governava in Nord Africa, nella regione della moderna Tunisia, in nome del califfato abbaside che aveva il suo centro a Baghdad», ha aggiunto. Gli Aghlabidi erano certamente sottoposti al califfato in Iraq, ma intorno al IX secolo divennero relativamente indipendenti e batterono moneta, con i nomi dei loro leader.
Le monete degli Abbasidi non sono rare da ritrovare, anche se è poco frequente rinvenirne di auree. Le monete della dinastia aghlabide nordafricana sono, invece, alquanto rare. Nel 2015, a Cesarea Marittima, in mezzo a un tesoro di oltre 2.000 pezzi, gli archeologi rinvennero un piccolo numero di monete degli Aghlabidi, «ma erano tutti quarti di dinaro», ha spiegato Kool al quotidiano Haaretz, prima di specificare che a Yavné «abbiamo invece magnifici dinari, che pesano quattro grammi e sono d’oro puro al 90 per cento!».
Un tesoro in vasi d’argilla
La scoperta del tesoro è stata fatta a sud-est del sito archeologico di Tel Yavne, vicino all’ingresso di un forno di ceramica in una piccola pentola di terracotta parzialmente in frantumi. Un gran numero di forni «insolitamente grandi» sono stati scoperti nella zona. Ciò suggerisce l’esistenza di un sito industriale per la produzione commerciale di vasetti, otri e scodelle in argilla. Sito che sarebbe stato attivo dalla fine dell’era bizantina all’inizio del periodo islamico (VII e IX secolo). Il che fa dire a Liat Nadav-Ziv, co-direttrice degli scavi dell’Autorità archeologica, e ai suoi colleghi che le monete potrebbero essere state il risparmio personale di un vasaio che le teneva nascoste nel suo laboratorio.