Come i discepoli di Emmaus, testimoni del Pane che dona la pace
«Pace a voi. Nel nome del Signore, che la sera di Pasqua irrompe nel Cenacolo di Gerusalemme, ripetiamo "Pace a voi" (Gv 20,21). Il mistero della sua morte e risurrezione vi consoli, dando senso a tutta la vostra vita e vi conservi nella gioia della speranza! Cristo è vivente nella sua Chiesa; secondo la sua promessa (cf Mt 28,20), egli rimane con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo». Con queste parole si apre il Messaggio al popolo di Dio a conclusione dell’undicesima Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi tenutasi a Roma dal 3 al 23 ottobre scorso, dal titolo quanto mai significativo.
Il documento dei vescovi giunti a Roma da tutti i continenti contiene un richiamo forte ad ascoltare le sofferenze del mondo e a ricapitolare tutte le cose in Cristo. È uno stimolo a fare memoria della testimonianza dei martiri, che nell’Eucaristia hanno trovato la forza di "vincere l’odio con l’amore e la violenza con il perdono".
Ed è proprio questa forza che ci sentiamo di chiedere, insieme ai vescovi, per le tante realtà ecclesiali della Terrasanta e del Medio Oriente, impegnate in tante situazioni di ingiustizia, di conflitto e di povertà. Come i discepoli di Emmaus, che ritornarono a Gerusalemme con il cuore rigonfio di gioia per aver incontrato il Risorto, anche noi siamo chiamati dunque a riaccostarci con gioia a Gesù Eucaristia e a testimoniare ciò che quel Pane spezzato – l’unico capace di donarci la pace piena – ci ha fatto toccare con mano: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).