Libano, dai vescovi un’esortazione alla speranza e all’impegno
«La presenza cristiana in Libano è una condizione necessaria ed indispensabile per la prosperità e la difesa della presenza cristiana in tutto il Medio Oriente». È uno dei passaggi centrali del messaggio conclusivo della trentanovesima assemblea che ha riunito dal 14 al 19 novembre i sessantuno patriarchi e vescovi del Libano.
L’assemblea è caduta in un momento cruciale per il Paese. Un momento sottolineato dallo stesso patriarca maronita Nasralah Sfeir, che ha invitato tutte le componenti ecclesiali e civili a collaborare per contribuire alla rinascita della democrazia.
Il documento contiene un’esortazione a tutti i cattolici del Libano, perché non si scoraggino di fronte alle difficoltà del tempo presente e sappiano intraprendere singolarmente e a livello comunitario un cammino formativo capace di «seminare il risveglio». Pilastri di questa rinascita la parrocchia, ma soprattutto la famiglia, Chiesa domestica e cellula fondamentale della società.
Il Libano, la sua Chiesa e i cristiani tutti meritano un futuro di prosperità e di pace, dopo decenni di guerra e di occupazione. Invochiamo insieme al popolo libanese la Vergine di Harissa, patrona del Paese, con le parole di Giovanni Paolo II pellegrino in quel santuario mariano nel 1997: «Nostra Signora del Libano, veglia sull’intero popolo di questa terra così provata! Possa avverarsi, sulla soglia del nuovo millennio cristiano, il messaggio profetico di Isaia: "Ancora un poco e il Libano si cambierà in un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva"».