Tra i più grandi profeti inviati da Dio all’umanità il Corano annovera anche Gesù (in arabo ‘Îsâ, che i cristiani arabofoni chiamano invece Yasû’). È definito nel Corano «servo di Dio», «Spirito» da Lui proveniente, Suo «Verbo» nato dalla vergine Maria. Secondo i musulmani è l’ultimo inviato di Dio precedente a Maometto ed è il più citato, dopo Mosè, nel Corano che gli attribuisce numerosi miracoli: come nei Vangeli apocrifi, ancora in fasce parla per difendere la madre dai calunniatori, guarisce gli infermi, ridona la vita ai morti, fa scendere sugli apostoli una tavola imbandita dal cielo (forse una interpretazione particolare dell’eucarestia)… sempre «col permesso di Dio», in quanto è solo l’Onnipotente che può operare miracoli, mentre i suoi inviati sono semplicemente uomini, per quanto straordinari.
Viene rifiutato quindi il dogma dell’incarnazione, così come quello della Trinità (concetto però poco chiaro nel Corano, dove sembra che sia Maria la terza venerata dai cristiani, dopo il Padre e il Figlio). Dice infatti il Corano: «O Gesù figlio di Maria! Sei tu che hai detto agli uomini: “Prendete me e mia madre come dèi oltre a Dio?” E rispose Gesù: “Gloria a Te! Come mai potrei dire ciò che non ho il diritto di dire? Se lo avessi detto Tu lo avresti saputo: Tu conosci ciò ch’ è nell’intimo mio, e io non conosco ciò che è nell’intimo Tuo. Tu solo sei il fondo conoscitor degli arcani! / Io non dissi loro se non quello che Tu mi ordinasti di dire, cioè: ‘Adorate Iddio, mio Signore e Signor vostro’ e fui testimone contro di loro finché fui tra loro e, quando Tu mi chiamasti a Te, restasti Tu allora a spiarli, poiché Tu osservi ogni cosa» (5, 116-117). Si nega inoltre che sia stato crocifisso, essendo stato miracolosamente sostituito da un sosia che, secondo alcuni, sarebbe stato lo stesso Giuda, in tal modo punito per il suo tradimento. Gesù non sarebbe morto, ma asceso al cielo, per tornare nel mondo in futuro, all’approssimarsi della fine del mondo, quando sconfesserà quanti l’hanno voluto indebitamente divinizzare. La sua funzione messianica è dunque duplice: Messia rifiutato dagli ebrei, ma anche Mahdî, l’atteso dai musulmani sunniti (gli sciiti pensano che sarà invece il loro imam) per la fine dei tempi.
Sua madre Maria, in arabo Maryam, è l’unica donna che sia nominata nel Corano mentre nessuno dei nomi delle mogli o delle figlie di Maometto vi compare, né viene riportato alcun altro nome femminile. A lei è dedicata un’intera sura, la XII. La storia che vi è raccontata riguarda l’annunciazione e la natività di Gesù, ancora una volta con toni e particolari molto simili a quelli dei Vangeli apocrifi, ma si rifiuta chiaramente l’idea che Cristo fosse «figlio di Dio» poiché: «tutti coloro che sono nei cieli e sulla terra, tutti s’accostano al Misericordioso come servi al Signore» (19, 93). Consacrata dalla madre a Dio ancor prima della sua nascita, Maria fu destinata al servizio nel Tempio ove riceveva miracolosamente il cibo dal Signore. Ricevuto da un angelo l’annuncio del concepimento di Gesù, che diede alla luce, restò tuttavia vergine e come tale è ricordata e venerata dai musulmani. La tradizione ritiene addirittura lei e suo figlio immuni dal peccato, essendo essi stati preservati dall’influsso di Satana che colpisce invece ogni uomo al momento della nascita.
Non dunque il medesimo Gesù né la stessa Madonna in cui credono i cristiani, ma due personaggi comunque di altissimo valore, degni di ogni rispetto e proposti ai credenti come modelli di santità.
(L’autore è arabista, islamologo e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore)