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L’economia israeliana cresce. La povertà nei Territori anche.

23/06/2006  |  Milano
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Da gennaio a marzo 2006 l'economia israeliana ha conosciuto un balzo in avanti, trascinata dal mercato dell'auto e dalla ripresa del turismo. La situazione nell'Autonomia nazionale palestinese è invece preoccupante. Il Programma alimentare mondiale ha fatto sapere all'inizio di giugno che è cresciuto del 25 per cento il numero delle persone assistite.  


Nel primo trimestre del 2006 l’economia israeliana ha conosciuto una crescita significativa, superando le più rosee previsioni. Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio centrale di statistica, il Prodotto interno lordo è aumentato del 6,6 per cento. La crescita dell’economia israeliana è in fase di crescita già dalla fine del 2005, quando l’indice aveva raggiunto il 4 per cento.

A trascinare la crescita economica è il comparto dell’auto, che ha conosciuto un balzo in avanti negli acquisti pari al 76 per cento. Il settore industriale è cresciuto complessivamente di oltre il 10 per cento. Anche i consumi crescono in maniera significativa: nel primo trimestre l’aumento è stato del 14,6 per cento. La bilancia commerciale è migliorata: l’importazione di merci è scesa del 5,2 per cento, mentre le esportazioni sono aumentate del 2,4 per cento.

La situazione d’Israele è confortata anche dalla ripresa del turismo e dei pellegrinaggi, che stanno crescendo dopo gli anni bui della seconda Intifada. Nel 2000 gli ingressi per turismo erano stati 2.750.000, nel 2001 erano scesi a 1.400.000, nel 2002 ancora più giù con 980.000 ingressi; stazionaria la situazione del 2003, con 1.065.000 visti. Da gennaio ad agosto 2005 sono stati invece un milione e 424 mila i turisti in Israele, con una crescita complessiva del 27 per cento rispetto al medesimo periodo dell’anno 2004 e dall’Italia sono stati 46.759 i turisti che hanno determinato una curva di crescita complessiva del 70 per cento rispetto ai primi otto mesi dell’anno 2004. Anche il trend turistico del 2006 conforta la crescita in atto.

Il clima di euforia economica di Tel Aviv contrasta con la situazione di precarietà dell’Autorità nazionale palestinese. In un comunicato del 2 giugno scorso, il Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite ha fatto sapere che dovrà aumentare del 25 per cento il numero delle persone assistite: «Si passerà da 480 mila beneficiari a 600 mila (non si tratta di rifugiati) in risposta alla crescente crisi umanitaria». A detta di Arnold Vercken, direttore del Pam nei Territori, «la popolazione si sta impoverendo in modo preoccupante. Molte famiglie mangiano solo una volta al giorno».

Secondo un recente studio, l’impossibilità di avere accesso a una quantità di cibo sufficiente nei Territori palestinesi è cresciuta del 14 per cento dall’anno scorso. Ciò significa che circa 2 milioni di palestinesi, pari al 51 per cento della popolazione, non possono soddisfare i propri bisogni alimentari senza una qualche forma di assistenza. La grave crisi in corso è dovuta anche al mancato pagamento degli stipendi di 150 mila dipendenti pubblici, con riflessi diretti su 1 milione di persone, e ai sempre più frequenti blocchi imposti da Israele per ragioni di sicurezza.

 

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