Carlo Maria Martini ha scritto pochi libri. La maggior parte di quelli che portano la sua firma sono frutto di sbobinature di corsi di esercizi da lui predicati. Quest'ultimo, appena pubblicato dal Centro Ambrosiano, prende invece origine da una lunga intervista autobiografica rilasciata dal cardinale a Rai Tre nel 2005.
(g.s.) – Il legame spirituale tra il cardinale Carlo Maria Martini e la diocesi di Milano, che ha guidato dal 1980 al 2002, è più che mai vivo e affettuoso.
Il porporato si fa sempre presente, almeno con uno scritto, ai momenti più importanti della vita diocesana e da Gerusalemme, dove vive gran parte dell’anno, continua a pregare per il suo popolo. Il quale lo ricambia seguendo con grande attenzione le sue ormai rare uscite pubbliche. Tra le più recenti vi è una lunga intervista autobiografica rilasciata nel 2005 a Rai Tre, nell’ambito del programma Il mio Novecento.
Il racconto del cardinale alle telecamere della televisione pubblica italiana ha offerto un inedito squarcio sull’intimità di Martini, abitualmente molto schivo. Gran parte di quella conversazione confluisce ora in un altro dei tanti «libri mai scritti» del gesuita piemontese.
Ed ecco questo agile volume corredato anche da foto tratte dall’album di famiglia del presule.
Le ultime righe sono dedicate a Gerusalemme, «una città dove la Parola di Dio e la dignità umana si collegano strettamente», dice il cardinale. «E penso che il futuro di Gerusalemme stia scritto nel suo nome: “città della pace”. Pace intesa come pienezza di riconciliazione dell’uomo con se stesso, dell’uomo con i suoi simili e con Dio. È l’augurio che Gerusalemme invia a tutti coloro che la visitano e in particolare a coloro che vengono con gli occhi della fede».
—
Carlo Maria Martini
Il mio Novecento
Centro Ambrosiano, Milano 2006
pp. 86 – 11,00 euro