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«Respingiamo il sionismo cristiano»

04/09/2006  |  Gerusalemme
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Così i capi di alcune delle comunità cristiane di Terra Santa (incluso il patriarca latino mons. Michel Sabbah). La netta presa di posizione contro le istanze sioniste di alcuni ambienti cristiani è contenuta in una dichiarazione firmata il 22 agosto e diffusa a Gerusalemme nei giorni scorsi. Il cristianesimo sionista è un fenomeno in crescita che si radica soprattutto nelle Chiese evangelico-protestanti più estremiste degli Stati Uniti. Gode di una notevole disponibilità di denaro, conquista un numero sempre maggiore di adepti e appoggia senza sbavature il moderno Stato di Israele, sulla base di una lettura della Bibbia in chiave apocalittica.


Il 22 agosto scorso i capi di alcune Chiese cristiane di Terra Santa – fra cui il patriarca latino mons. Michel Sabbah – hanno sottoscritto una dichiarazione comune che respinge con fermezza le posizioni ideologiche e le ricadute politiche del sionismo cristiano.

In estrema sintesi, il cristianesimo sionista è un fenomeno antico: ve ne sono tracce nel protestantesimo integralista di quattro secoli fa. Oggi, però, è un movimento in crescita che si radica soprattutto nelle Chiese evangelico-protestanti più estremiste degli Stati Uniti. Gode di una notevole disponibilità di denaro e conquista un numero sempre maggiore di adepti.

Ogni anno, a settembre, cristiani sionisti di tutto il mondo convergono a Gerusalemme in occasione della festività ebraica delle Capanne (Succoth). Dal 1980 dispongono di una base operativa che porta il nome di Ambasciata cristiana internazionale di Gerusalemme. Il risvolto politico delle loro posizioni teologiche è un totale appoggio allo Stato di Israele, la cui piena affermazione sul territorio della Palestina biblica viene vista come passaggio necessario per l’avverarsi delle profezie dell’Antico Testamento e l’avvento definitivo del Regno di Dio.

Ecco la traduzione integrale della dichiarazione del 22 agosto:

 

Dichiarazione di Gerusalemme sul sionismo cristiano
«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9)

Il sionismo cristiano è un moderno movimento teologico e politico che adotta le posizioni ideologiche più estreme del sionismo, sì da diventare pregiudizievole per una giusta pace in Palestina e Israele.
Il programma sionista cristiano contiene una visione del mondo in cui il Vangelo è identificato con l’ideologia di imperialismo, colonialismo e militarismo. Nella sua forma estrema, pone l’enfasi su eventi apocalittici che conducono alla fine della storia piuttosto che sull’amore e la giustizia del Cristo vivo oggi.

Noi rigettiamo categoricamente le dottrine del sionismo cristiano come insegnamenti falsi che corrompono il messaggio biblico di amore, riconciliazione e giustizia.

Rifiutiamo inoltre l’attuale alleanza tra i capi e le organizzazioni dei sionisti cristiani e settori dei governi di Israele e degli Stati Uniti che oggi impongono i loro confini preventivi e unilaterali così come il loro dominio sulla Palestina.
Ciò porta inevitabilmente a cicli di violenza senza fine che minano la sicurezza di tutti i popoli del Medio Oriente e del resto del mondo.

Noi respingiamo gli insegnamenti del sionismo cristiano che giustificano e sostengono queste politiche, che fanno avanzare l’esclusivismo razziale e la guerra perpetua anziché il vangelo dell’amore universale, della redenzione e della riconciliazione insegnati da Gesù Cristo.

Anziché condannare il mondo alla distruzione di Armageddon noi chiamiamo ciascuno a liberarsi dalle ideologie del militarismo e dell’occupazione. Che perseguano piuttosto la guarigione delle nazioni!

Facciamo appello ai cristiani e alle Chiese in ogni continente perché preghino per i popoli palestinese e israeliano, che soffrono entrambi come vittime dell’occupazione e del militarismo. Le azioni discriminatorie in atto stanno tramutando la Palestina in ghetti immiseriti e circondati da insediamenti israeliani lussuosi.

La creazione degli insediamenti illegali e la costruzione del Muro di Separazione sulle terre palestinesi confiscate minano non solo la fattibilità di uno Stato palestinese ma anche la pace e la sicurezza dell’intera regione. Facciamo appello alle Chiese che continuano a tacere perché rompano il loro silenzio e parlino ad alta voce per una riconciliazione coniugata con la giustizia in Terra Santa.

Per questo ci impegniamo a far nostri i seguenti principi ispiratori di un modello alternativo:

Noi affermiamo che tutti gli uomini sono creati ad immagine di Dio. A loro volta sono chiamati ad onorare la dignità di ogni essere umano e a rispettare i suoi diritti inalienabili.

Noi affermiamo che israeliani e palestinesi possono vivere insieme in pace, giustizia e sicurezza.

Noi affermiamo che i palestinesi, musulmani e cristiani, sono un solo popolo. Rifiutiamo ogni tentativo di spezzare la loro unità.

Chiamiamo tutti a rifiutare la ristretta visione del mondo del sionismo cristiano e delle altre ideologie che privilegiano un popolo a spese di altri.

Ci impegniamo alla resistenza non-violenta come mezzo più efficace per porre fine all’occupazione illegale al fine di ottenere una pace giusta e duratura.

Ammoniamo con insistenza che il sionismo cristiano e le sue alleanze stanno giustificando la colonizzazione, l’apartheid e l’imperialismo.

Dio chiede che giustizia sia fatta. Nessuna pace durevole, né sicurezza o riconciliazione sono possibili se non fondate sulla giustizia. La domanda di giustizia non scomparirà. La lotta per la giustizia va perseguita con costanza e diligenza, ma senza violenza.

«Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio». (Michea, 6,8).

Questa è la nostra posizione. Noi siamo per la giustizia e non possiamo fare altrimenti. Solo la giustizia garantisce una pace che porterà alla riconciliazione in una vita di sicurezza e prosperità per tutti i popoli della nostra terra. Ponendoci dalla parte della giustizia, noi ci apriamo all’opera della pace, e operare per la pace ci fa figli di Dio.

«È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione» (2 Cor. 5,19).

patriarca Michel Sabbah, patriarcato latino di Gerusalemme

arcivescovo Saverios Malki Mourad, patriarcato siro-ortodosso di Gerusalemme

vescovo Riah Abu El-Assal, Chiesa episcopale (anglicana)
di Gerusalemme e Medio Oriente

vescovo Munib Younan, Chiesa luterana evangelica
in Giordania e Terra Santa

Gerusalemme, 22 agosto 2006

——

Il francescano David-Maria A. Jaeger ci ha inviato alcune considerazioni personali sulla Dichiarazione. Se sei interessato leggile qui.

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