Nel capoluogo piemontese è in corso in questi giorni la quinta edizione di un'iniziativa - sottotitolo Domande a Dio. Domande agli uomini - che invita a riflettere sui temi dell'etica, della spiritualità, del dialogo tra culture e religioni. Notevole, quest'anno, lo spazio dedicato a personalità ed esperienze del Medio Oriente. Vi abbiamo fatto una rapida incursione e vi raccontiamo una serata sul Libano.
È in corso a Torino la quinta edizione di Torino Spiritualità (iniziata il 19 settembre, si chiude domenica prossima 24). Pur rimanendo fedele all’impostazione originaria, la manifestazione si arricchisce quest’anno di ulteriori contenuti, che ampliano e approfondiscono il suo nucleo centrale, dedicato al dialogo interreligioso e interculturale e alla riflessione sulle tematiche attinenti la dimensione etica e spirituale dell’essere umano.
Tra le novità di quest’anno: Giovani leader per la pace, un seminario di 14 giovani esponenti politici israeliani e palestinesi che hanno scelto il Piemonte per trovarsi e discutere di pace; un campus sul tema La tolleranza «conviene», organizzato in collaborazione con il Forum regionale giovani del Piemonte.
Parecchie le iniziative dedicate al Medio Oriente. Ieri sera si è svolto l’incontro con la giornalista Carmen Lasorella (Libano: dalla pace alla guerra), che ha raccontato la sua recente esperienza come inviata in Libano, dove ha realizzato un reportage già trasmesso dalla Rai. «Un lavoro fatto per mostrare volti e voci di una realtà che va conosciuta, perché il Libano è un Paese che sa risorgere e soprattutto è un modello di integrazione che ha molto da dirci».
Le immagini mostrate al pubblico presente hanno restituito un Paese straziato dal dolore, dove però la vita resiste e si fa strada talvolta in modo quasi paradossale. Come nell’elegante centro commerciale di Beirut dove i giovani passeggiano mentre cadono le bombe sulla città, o come nel fastoso matrimonio organizzato in grande stile, nonostante tutto… Un contrasto ai limiti dell’assurdo, che mostra il desiderio di normalità pur nell’aberrazione della guerra.
Il reportage ha approfondito anche la storia e la presenza degli Hezbollah (con la loro rete di assistenza) e ha raccontato la vita dei profughi di ieri e di oggi. E poi le testimonianze degli intellettuali libanesi, dei profughi ospitati al Nord, di chi sta per lasciare il Paese con la speranza di ritornarci presto…
Quale il ruolo dei cristiani e della Chiesa in questi mesi? Secondo la giornalista, i cristiani «rappresentano da sempre la parte moderata del Paese; anche tra loro sta crescendo il senso dell’appartenenza religiosa: un segno di identità che la guerra esaspera».
Sul conflitto che si è appena concluso l’inviata della Rai è perentoria: «È chiaro che nessuno ha vinto. E che le armi hanno solo fallito. Anche questa volta».