Dicono di aver realizzato il più consistente pellegrinaggio di tutto il 2006. Sono gli evangelici convocati come ogni anno dal loro organismo di rappresentanza in Israele: la International Christian Embassy - Jerusalem. Sono arrivati per celebrare insieme alla popolazione ebrea la festa delle Capanne (Sukkot). E a dire ancora una volta tutto il loro amore e il loro sostegno ad Israele, non solo in quanto popolo eletto ma anche quale entità politica. E qualcuno storce il naso.
(g.s.) – Gli ebrei celebrano in questi giorni la festa di Sukkot (delle capanne, o dei tabernacoli). Iniziata il 15 del mese ebraico di Tishrì (quest’anno il 7 ottobre) è particolarmente solenne nei primi due giorni ma si protrae per un’intera settimana. La festività ricorda il periodo che gli israeliti trascorsero nel deserto – dentro capanne appunto – dopo l’esodo dall’Egitto e prima di entrare nella Terra promessa.
Questa ricorrenza gioiosa rappresenta anche un importante appuntamento annuale per i cristiani sionisti, che in tutto il mondo tengono particolari momenti di preghiera per Israele.
Molti di loro si recano direttamente in Terra Santa per un pellegrinaggio di massa. La stampa israeliana riferisce che quest’anno sono quasi 5 mila e provengono da 80 nazioni. A organizzare l’evento è l’International Christian Embassy – Jerusalem (Icej), organismo fondato nel 1980 come centrale di questi gruppi di cristiani evangelici sul suolo israeliano. Con un organico stabile di una cinquatina di volontari, in questi giorni l’Icej afferma orgogliosa di aver realizzato il più grande pellegrinaggio in Terra Santa di tutto il 2006, che – dicono – porterà benefici all’economia israeliana per 15 milioni di dollari.
Le settimana di festa, predicazione, musica e danze si è aperta sabato 7 con un grande raduno all’oasi di Ein Gedi, sulle rive del Mar Morto ed è proseguita a Gerusalemme presso la sede Icej. I partecipanti hanno ricevuto il benvenuto ufficiale del primo ministro Ehud Olmert.
Tra le altre iniziative l’Icej contribuisce anche a facilitare la aliya, l’immigrazione in Israele di ebrei di tutto il mondo. L’organismo ha avviato questa attività nel 1989 e in questi giorni ha dichiarato di aver speso fino ad oggi intorno ai 40 milioni di dollari. Ne hanno beneficiato 100 mila olim (nuovi immigrati ebrei).
Le posizioni dei cristiani sionisti, marcatamente filo-israeliane, suscitano perplessità tra gli altri cristiani. Il 22 agosto scorso quattro vescovi di Gerusalemme hanno espresso la loro ferma presa di distanze con una dichiarazione pubblica.