Il patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III, a oltre un anno dalla sua elezione non è ancora stato riconosciuto dal governo di Israele. La sua azione come capo di quella Chiesa locale incontra così notevoli intralci quando comporta ricadute di carattere civile e amministrativo in territorio israeliano. Il tempo passa e la situazione non si sblocca. Così è intervenuto anche il Consiglio ecumenico delle Chiese, con una ferma lettera di protesta del suo segretario generale, il pastore Samuel Kobia.
(g.s.) – Ai primi d’ottobre il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), che ha sede a Ginevra e funge da supremo organo di coordinamento delle Chiese protestanti e ortodosse, ha reso pubblica una lettera inviata il 29 settembre scorso dal suo segretario generale, il pastore Samuel Kobia, al primo ministro israeliano Ehud Olmert.
Kobia – che ha scritto su mandato del comitato centrale del Cec – nella sua lettera chiede al governo di Israele di non rinviare ulteriormente il riconoscimento del patriarca greco ortodosso di Gerusalemme Teofilo III, eletto il 22 agosto 2005 dopo la deposizione canonica del predecessore Ireneo I, cacciato per aver surrettiziamente alienato degli immobili del patriarcato ad acquirenti ebrei.
Antiche consuetudini risalenti all’Impero Ottomano vogliono che il patriarca greco ortodosso di Gerusalemme sia riconosciuto anche dalle autorità politiche che esercitano la sovranità sul territorio del patriarcato. Giordania e Autonomia palestinese hanno espresso il loro gradimento entro poche settimane dall’elezione di Teofilo, mentre il governo israeliano continua a negare il suo consenso, intralciando così l’azione del nuovo patriarca in quelle materie che hanno ricadute finanziarie, civili e contrattuali. Per cercare, invano, di sbloccare la situazione, nell’ottobre 2005 l’ufficio legale del patriarcato aveva presentato ricorso presso i tribunali israeliani.
Ora giunge anche l’intervento di Samuel Kobia che si rivolge a Olmert senza giri di parole: «Più di un anno – scrive – è trascorso dall’elezione di Teofilo III. Gli altri governi coinvolti nella questione lo hanno pienamente riconosciuto come patriarca. Oltre a questo ingiustificato ritardo, l’amministrazione di Vostra Eccellenza continua a riconoscere il precedente patriarca giuridicamente deposto – l’attuale monaco Ireneo – contravvenendo alle azioni dei legittimi rappresentanti della Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme che detengono l’autorità di eleggere e installare il Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme. È unicamente il loro Santo Sinodo – e non il governo di Israele – a determinare chi sia il legittimo capo di quella Chiesa. La riunione recentemente conclusa del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese ha preso in considerazione l’azione del governo di Israele e la considera un’interferenza dello Stato nelle questioni interne della Chiesa».
Richiesto di un commento dall’agenzia di informazione Ecumenical News International, il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Mark Regev, ha assicurato che «una speciale commissione ministeriale, su richiesta del ministro degli Interni Roni Bar-On, sta indagando sulla questione».