Davide, il piccolo uomo che si fida di Dio
Samuele (e Dio) cedono alle richieste del popolo ormai sedentarizzato e che vuole non essere da meno dei popoli vicini: avrà il re che ha chiesto. La prima esperienza regale – ahimè – non è granché: Saul, primo re d’Israele, scelto per la sua grande forza e capacità combattiva, si rivelerà un fallimento: la sua fede appare fragile e superstiziosa e Dio si stanca presto di lui e chiede a Samuele di scendere a Betlemme per ungere un nuovo re: Davide.
La chiamata di Davide è riportata per tre volte nella Bibbia, secondo tre modalità diverse.
La prima versione dei fatti (1Sam 16, 1-13) ci dice che il vecchio Samuele è mandato ad ungere il più piccolo dei figli di Iesse; Dio non guarda l’apparenza, ma il cuore, e questo pastore adolescente suscita l’affetto di Dio.
La seconda versione (1Sam 16, 14-23) ci parla del re Saul esaurito, abitato da uno spirito malvagio (forse una depressione): solo la buona musica lo calma (!), il piccolo Davide, buon suonatore di cetra, riesce a placarlo e diventa un paggio a servizio della corte; grazie all’amicizia con Gionata, figlio di Saul, diventerà re d’Israele.
La terza versione (1Sam 17, 4-54) ci parla del giovane Davide che accetta la sfida dei filistei e combatte contro il gigante Goliath; il divertente racconto è un misto di coraggio e Far West narrato con una scena memorabile. L’ essenziale, però, risiede nella provocazione del filisteo: Davide lotta insieme a Dio, non fa affidamento sulla sua abilità, ma conta sulla protezione dell’Altissimo…
Quindi esistono diversi modi di chiamata. Dio chiama ogni uomo, ma non ogni uomo risponde alla sua chiamata e mai allo stesso modo. Davide, comunque siano andate le cose (probabilmente tutte e tre le versioni sono autentiche!), ha risposto, si è proposto ed è diventato il più grande re di Israele.
Ogni uomo è chiamato a fare esperienza di Dio, ogni uomo è chiamato a scoprire ciò a cui Dio lo ha chiamato. Come scoprire questa chiamata? A volte la scopriamo attraverso un cammino interiore di spiritualità e di preghiera, attraverso una crescita a partire dal silenzio e dalla meditazione della Parola che ci porta a scoprire il vero volto di Dio. Dio non guarda l’apparenza ma la sostanza e Davide, adolescente pastore, viene scelto a scapito dei fratelli più adatti al compito.
È bello pensare che Dio mi conosce da sempre e valorizza ciò che forse non conosco e non riesco a vedere. Come Giovanni Battista che scopre di essere «voce». Come Simone che scopre di essere «Pietra», anche Davide scopre di non essere solo un pastorello e un suonatore di chitarra, ma di avere in sé la forza per diventare un grande condottiero. Altre volte il Signore chiama attraverso gli eventi: persone che ci stanno accanto, casualità, esperienze inattese… Davide si trova al posto giusto nel momento giusto e aiuterà Saul a superare la sua misteriosa malattia.
Conosco persone che hanno accolto con realismo gli eventi della vita e, così facendo, li hanno colmati di mistero. Infine la chiamata è anche un farsi avanti, un proporsi: davanti all’arroganza di Goliath il piccolo Davide non si tira indietro, non ha paura ma, al contrario, butta il cuore al di là dell’ostacolo.
(L’autore è sacerdote della diocesi di Aosta e curatore del sito Internet www.tiraccontolaparola.it)