Non amano la guerra e lo gridano a tutti con la loro arte, in Israele come in Libano, i fronti oggi più caldi dell'interminabile conflitto mediorientale. Un «no» che riecheggia sui muri delle gallerie di Beirut o nelle pagine web di siti made in Israel.
(d.c.) – Un pannello fucsia incornicia l’improbabile sorriso di un capo Hezbollah mentre la scritta «Superstar», che funge da titolo dell’opera, evidenzia il taglio ironico del ritratto. Le note di una tromba accompagnano gli scoppi ravvicinati delle bombe durante un bombardamento: è la registrazione dei rumori e dei suoni di una serata anormale in un appartamento di Beirut.
È così che i frutti della guerra estiva tra Israele e Libano vengono mediati dal linguaggio dell’arte, in una delle gallerie più rinomate di Beirut. Si tratta della tristezza, della rabbia, e insieme della voglia di reagire dei libanesi di fronte alla distruzione e al dolore derivanti da un conflitto improvviso e cruento, più di altri, forse, percepito come ingiusto.
Alla galleria Espace SD la stagione artistica libanese si è aperta con il contributo di una quarantina di artisti, per la maggior parte molto giovani, che si è espressa utilizzando una grande varietà di tecniche e materiali, come di norma per l’arte contemporanea: musica, filmati, fotografie, e invenzioni multimediali a servizio di un contenuto condiviso, ossia la protesta contro la guerra e una certa sfiducia contro i potenti del mondo che hanno generato il conflitto.
E infatti, sebbene la mostra Nafas Beirut («Il respiro di Beirut»), che si è conclusa lo scorso 17 novembre, non rappresentasse, nell’intento dei curatori un contenitore di arte militante, i messaggi contro politici statunitensi e israeliani non sono mancati, come le caricature per George W Bush, Condoleeza Rice, Ehud Olmert e i suoi ministri appese alle pareti della galleria.
L’idea forse più originale e «interattiva» ha riguardato l’utilizzo dei volantini recapitati dagli aerei israeliani prima dei bombardamenti per mettere in guardia la popolazione libanese: una parte tappezzava il pavimento della galleria, un’altra era a disposizione del pubblico, che ha potuto scrivere sul retro le proprie opinioni, poi recapitate al governo israeliano. La mostra, è parte di un fronte che travalica i confini del Libano e che, nel segno dell’arte, cioè del pensiero, si oppone alla violenza dilagante in Medio Oriente.
Anche in Israele alcuni artisti si sono schierati per la pace riproducendo le proprie opere in internet. Le si può apprezzare all’indirizzo www.maarav.org.il/draftedart. La mostra on line è preceduta da un manifesto in tre lingue (ebraico, arabo e inglese), nel quale gli artisti criticano il ricorso allo strumento della guerra tanto da parte degli Hezbollah quanto del governo di Israele (sia in Libano che nella Striscia di Gaza).
Il testo auspica il dialogo come metodo per ottenere un periodo di pace in tutto il Medio Oriente e sollecita il rilascio dei prigionieri delle diverse parti belligeranti, nonché l’apertura di negoziati che includano i governi di Libano, Israele, Siria e Autorità Palestinese.