Magdeleine Hutin, meglio nota come Magdeleine di Gesù, è stata la fondatrice della Fraternità delle Piccole Sorelle, una delle esperienze più singolari e forse più lungimiranti nella storia della Chiesa, soprattutto sul terreno dei rapporti con le altre religioni. Muovendosi nel solco tracciato da Charles de Foucauld, la sua fraternità è nata con l'idea di «redimere» l'islam, testimoniando l'amore di Gesù. Via via l'esperienza si è allargata ad altre comunità umane, ai poveri sparsi in una sessantina di Paesi. Senza mai dimenticare, però, uno speciale amore per i musulmani.
(d.c.) – «I musulmani sono un popolo di credenti e Dio li riceverà nel suo paradiso se essi si comportano rettamente, senza che siano obbligati a passare per il cattolicesimo. Quando affermavo questo trent’anni fa, mi si trattava da eretica… Ma poi c’è stato il Concilio».
Sono parole di Magdeleine Hutin, meglio conosciuta come Magdeleine di Gesù, la fondatrice della Fraternità delle Piccole Sorelle, una delle esperienze più singolari e forse più lungimiranti nella storia della Chiesa, soprattutto sul terreno dei rapporti con le altre religioni.
La frase che abbiamo riportato è stata pronunciata nel 1975, quando Magdeleine aveva già 86 anni e da almeno 35 operava nel mondo musulmano, cominciando con i nomadi algerini, vale a dire uno dei volti più poveri nello sterminato panorama dell’islam.
La sua Fraternità, sviluppatasi nel carisma e nel solco tracciato da Charles de Foucauld, nasce espressamente con l’idea di «redimere» l’islam. Ma come? Così Magdeleine nel 1946 descriveva le Piccole Sorelle: «Formiamo una piccola fraternità nel deserto. Non facciamo niente di particolare. Siamo lì semplicemente per testimoniare l’amore di Gesù, negli angoli sperduti nel deserto, là dove non è ancora né conosciuto né amato (…) è questa la nostra vocazione: fare amare il Cristo attraverso di noi, attraverso la nostra amicizia, la nostra dolcezza, la nostra carità… E forse è il più diretto degli apostolati». E Cristo ha cominciato a dimorare, tramite il volto delle Piccole Sorelle, così diverso da quello sprezzante dei bianchi delle colonie allora ancora esistenti, presso i nomadi della Transgiordania, i musulmani dell’Hauran, in Siria, tra i tuareg dell’Hoggar, presso i pastori transumanti vicino ad Azrou, in Marocco e in altri angoli sconosciuti del continente africano.
Col tempo l’esperienza si allarga. Si vedono Piccole Sorelle accompagnare la quotidianità degli zingari, degli operai in Francia, dei poveri sparsi in una sessantina di Paesi distribuiti nei cinque continenti.
Nel frattempo la Fraternità accoglie tra le sue file sorelle di tutte le razze, impara a rivolgersi all’interlocutore musulmano tramite il ponte rappresentato dalla liturgia orientale in lingua araba (è, questa, un’intuizione del Concilio vaticano II fatta propria da Magdeleine); diventa Fraternità universale pur mantenendo la sua prerogativa, la sua preferenza verso l’islam.
L’esperienza delle Piccole Sorelle può essere pietra di paragone per i fautori dello scontro di civiltà, e allo stesso tempo consolazione per chi cerca l’autentico sguardo di Dio per l’uomo di qualunque condizione.