Hamas ha fatto scuola. Guardando all'esperienza palestinese il movimento islamista egiziano dei Fratelli musulmani ha capito che può raggiungere il potere con regolari elezioni e senza ricorrere alla lotta violenta. Così, mentre gli apparati di sicurezza dello Stato si accaniscono contro i loro militanti, i Fratelli annunciano la volontà di fondare un partito politico e chiedere sostegno agli elettori. Ma a sbarrare la strada troveranno il presidente Hosni Mubarak.
Nelle ultime settimane, in Egitto, si è fatto ancora più serrato il confronto tra il governo di Hosni Mubarak e il gruppo islamico dei Fratelli musulmani. A scatenare l’ennesima bagarre, un’intervista del presidente a un settimanale, nella quale punta il dito contro l’organizzazione. A detta di Mubarak, l’ascesa politica dei Fratelli musulmani costituirebbe una minaccia per il Paese, scoraggerebbe gli investimenti stranieri e potrebbe isolare politicamente il governo del Cairo.
L’intervista arriva dopo un giro di vite ai danni degli aderenti dell’organizzazione: ai 200 arresti di un mese fa e ai rastrellamenti tra gli studenti delle università, si sono aggiunti altri fermi tra esponenti di spicco (Mohamed Bishr, dell’Ufficio centrale dei Fratelli musulmani, il professore universitario Issam Hashish, oltre a uomini d’affari molto in vista vicini al movimento).
Per contrastare l’offensiva del governo, i Fratelli musulmani (che contano sul sostegno di 88 parlamentari su un totale di 454 membri della Camera) hanno deciso di passare al contrattacco, annunciando la creazione di un vero e proprio partito politico che scenderà in campo accettando le regole democratiche.
Oggi i Fratelli musulmani sono un organismo al margine della vita politica, anche se contribuiscono all’elezione di una larga fetta del Parlamento. Predicano l’avvento dell’islam radicale e hanno una forte influenza nelle moschee e nei centri di cultura islamica. La sbandierata svolta democratica sembra una manovra per mettere in imbarazzo il regime di Mubarak e il governo, sempre più alle prese con uno scacchiere geopolitico ingarbugliato.
Secondo gli analisti politici, la vittoria di Hamas nelle elezioni palestinesi di un anno fa avrebbe convinto i leader dei Fratelli musulmani circa la necessità di un cambio di strategia. La violenza non serve più: grazie al consenso popolare la conquista del governo è oggi possibile in maniera incruenta. Mubarak però non sembra disposto a passare la mano ed è deciso ad opporsi ad alcune riforme democratiche che sono in discussione al Parlamento.
È questo, oggi, il paradosso egiziano: proprio la democrazia consentirebbe all’islam politico di entrare nella stanza dei bottoni.