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Al Cairo i Fratelli musulmani cambiano strategia

25/01/2007  |  Milano
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Al Cairo i Fratelli musulmani cambiano strategia
Il presidente egiziano Hosni Mubarak.

Hamas ha fatto scuola. Guardando all'esperienza palestinese il movimento islamista egiziano dei Fratelli musulmani ha capito che può raggiungere il potere con regolari elezioni e senza ricorrere alla lotta violenta. Così, mentre gli apparati di sicurezza dello Stato si accaniscono contro i loro militanti, i Fratelli annunciano la volontà di fondare un partito politico e chiedere sostegno agli elettori. Ma a sbarrare la strada troveranno il presidente Hosni Mubarak.


Nelle ultime settimane, in Egitto, si è fatto ancora più serrato il confronto tra il governo di Hosni Mubarak e il gruppo islamico dei Fratelli musulmani. A scatenare l’ennesima bagarre, un’intervista del presidente a un settimanale, nella quale punta il dito contro l’organizzazione. A detta di Mubarak, l’ascesa politica dei Fratelli musulmani costituirebbe una minaccia per il Paese, scoraggerebbe gli investimenti stranieri e potrebbe isolare politicamente il governo del Cairo.

L’intervista arriva dopo un giro di vite ai danni degli aderenti dell’organizzazione: ai 200 arresti di un mese fa e ai rastrellamenti tra gli studenti delle università, si sono aggiunti altri fermi tra esponenti di spicco (Mohamed Bishr, dell’Ufficio centrale dei Fratelli musulmani, il professore universitario Issam Hashish, oltre a uomini d’affari molto in vista vicini al movimento).

Per contrastare l’offensiva del governo, i Fratelli musulmani (che contano sul sostegno di 88 parlamentari su un totale di 454 membri della Camera) hanno deciso di passare al contrattacco, annunciando la creazione di un vero e proprio partito politico che scenderà in campo accettando le regole democratiche.

Oggi i Fratelli musulmani sono un organismo al margine della vita politica, anche se contribuiscono all’elezione di una larga fetta del Parlamento. Predicano l’avvento dell’islam radicale e hanno una forte influenza nelle moschee e nei centri di cultura islamica. La sbandierata svolta democratica sembra una manovra per mettere in imbarazzo il regime di Mubarak e il governo, sempre più alle prese con uno scacchiere geopolitico ingarbugliato.

Secondo gli analisti politici, la vittoria di Hamas nelle elezioni palestinesi di un anno fa avrebbe convinto i leader dei Fratelli musulmani circa la necessità di un cambio di strategia. La violenza non serve più: grazie al consenso popolare la conquista del governo è oggi possibile in maniera incruenta. Mubarak però non sembra disposto a passare la mano ed è deciso ad opporsi ad alcune riforme democratiche che sono in discussione al Parlamento.

È questo, oggi, il paradosso egiziano: proprio la democrazia consentirebbe all’islam politico di entrare nella stanza dei bottoni.

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