Il problema della diaspora dei cristiani di Terra Santa e nel Medio Oriente continua a preoccupare. Una statistica pubblicata nella nostra edizione francese (La Terre Sainte, gennaio-febbraio 2007 p. 38) è quanto mai esauriente: in Israele e Palestina i cristiani sono circa l’1,8 per cento (144.300 in Israele e 49 mila nei Territori, su una popolazione complessiva di 10 milioni e mezzo di persone).
Cinquant’anni fa (il 1957 è stato assunto come anno di riferimento) la percentuale era del 2, 2 per cento. Ancora più vistoso il calo dei cristiani altrove: 0,1 per cento in Turchia (80 mila); la percentuale era dello 0,9. In Siria i cristiani sono circa 750 mila su una popolazione di quasi 19 milioni di abitanti: appena il 3,9 per cento; erano il 13,4 per cento. In Libano sono scesi dal 54 per cento al 36,30 per cento (un milione e trecentomila).
In Giordania gli 80 mila cristiani rappresentano l’1,4 per cento degli abitanti (pari a 5 milioni e 700 mila); erano il 6,30. In Iran sono appena lo 0,16 per cento (110 mila su 70 milioni di abitanti); erano il 2,6 per cento. In Iraq sono 400 mila su circa 29 milioni di abitanti (l’1,4 per cento); erano nel 1957 il 6,3 per cento. In controtendenza l’Egitto, dove la presenza cristiana è leggermente cresciuta: il 9,4 per cento (circa 7 milioni su 74 milioni). Erano cinquant’anni fa il 7,8 per cento.
Se i cristiani locali calano in tutto il Medio Oriente (vedi anche Mediterranea a p. 51), sopraggiungono viceversa cristiani provenienti da altre parti del mondo. Sono i lavoratori stranieri di Asia e Africa. Una presenza – molto spesso temporanea, in qualche caso definitiva – che pone alle comunità locali nuove sfide. Proprio di questi «cristiani con la valigia» e dei problemi pastorali che la loro presenza suscita, ci occupiamo nel dossier di questo numero. Anche loro contribuiscono a formare il volto delle Chiese di Terra Santa oggi.