In quel mosaico che è il cristianesimo in Terra Santa non c'è solo la pluralità di riti liturgici e sensibilità delle tredici Chiese che lo compongono. C'è anche un'ampia gamma di sfumature nei colori della pelle dei cristiani. Tra i religiosi e gli ecclesiastici che trascorrono alcuni anni o tutta la vita in Terra Santa vi sono rappresentanti di tutti i continenti. Ma anche tra i laici questo è vero. Perché ai cristiani arabi ed ebrei (un piccolo manipolo) s'affiancano i fedeli che hanno scelto Israele come terra di emigrazione per ragioni di lavoro. Tra costoro sono numerosi i filippini. Abbiamo compiuto un breve viaggio nella loro comunità e vi raccontiamo le loro storie.
In Terra Santa il cristianesimo è come un puzzle. Non solo per la multiforme gamma di riti liturgici e sensibilità delle tredici Chiese che lo compongono, ma anche perché le tessere, i volti che gli danno concretezza storica oggi provengono dalle più svariate parti del pianeta.
Tra i religiosi e gli ecclesiastici che trascorrono alcuni anni o tutta la vita in Terra Santa vi sono rappresentanti di tutti i continenti. Ma anche tra i laici il colore della pelle assume varie tonalità. Perché anche nella terra di Gesù i laici cristiani non sono solo arabi – la stragrande maggioranza – o ebrei – un piccolo manipolo -. A loro s’affiancano quei fedeli che hanno scelto Israele come terra di emigrazione, temporanea ma pur sempre prolungata nel tempo.
Secondo le organizzazioni che si occupano dei lavoratori stranieri, oggi in Israele se ne contano circa 190 mila. Almeno 30-35 mila vengono dalle Filippine e sono in gran parte cattolici. Moltissimi di loro trascurano ogni pratica religiosa, ma un buon numero frequenta le parrocchie e i movimenti ecclesiali contribuendo a fare della Chiesa in Terra Santa una comunità viva e non un museo.
Nel loro Paese d’origine queste persone – in maggioranza donne – sono considerate degli eroi, per aver scelto una vita non priva di asperità e lontana dalla patria per dare un futuro dignitoso ai famigliari e alla nazione.
Le statistiche dicono che oggi lavorano all’estero 8 milioni di filippini, pari a un decimo della popolazione. Le destinazioni più ambite sono gli Stati Uniti (dove i lavoratori filippini sono oltre 2 milioni e 700 mila) e l’Arabia Saudita (con quasi un milione di individui), ma numeri consistenti si registrano anche in altri Paesi del Golfo e del Medio Oriente (in Libano sono 40 mila). L’Europa ne ospita circa 800 mila, di cui oltre 138 mila in Italia.
La loro fatica contribuisce in modo determinate all’economia filippina: nel 2005 le rimesse degli emigrati confluite in patria tramite i regolari canali bancari sono state pari a 10 milioni e mezzo di dollari, ma se si computa anche il denaro che segue altre vie la somma va triplicata, dicono gli esperti.
Abbiamo incontrato alcune lavoratrici filippine in Israele, grazie all’aiuto del cappellano, padre Angelo Beda Ison della Custodia di Terra Santa.
Se volete anche voi conoscere le loro storie e scoprire quest’altro volto del popolo di Dio in Terra Santa seguiteci nei prossimi giorni.