Israele si misura aspramente, in questi giorni, con il responso della relazione stilata dalla Commissione Winograd, l'organismo che ha messo sotto esame l'operato del governo di Gerusalemme e delle più alte cariche militari sdurante la guerra in Libano dell'estate scorsa. Ma dal rapporto provvisorio, che ha preso in esame solo l'avvio del conflitto, manca ancora una risposta: chi ordinò di cospargere il suolo libanese di bombe a grappolo quando ormai il cessate-il-fuoco era stato deciso? Un articolo del quotidiano libanese Daily Star.
Gli occhi del mondo in queste ore sono puntati sulle ripercussioni in Israele della relazione stilata dalla Commissione Winograd, l’organismo che ha messo sotto esame l’operato del governo di Gerusalemme e delle più alte cariche militari sdurante la guerra in Libano dell’estate scorsa.
In centomila ieri si sono radunati in piazza Rabin a Tel Aviv, la piazza delle grandi manifestazioni, per chiedere le dimissioni del premier Ehud Olmert e del ministro della Difesa Amir Peretz. E sulle colonne di Haaretz, ieri mattina, Ari Shavit, una delle firme più autorevoli della stampa israeliana, invitava la gente a riprendersi il proprio Paese, togliendolo dalle mani di chi l’estate scorsa l’ha trascinato in una vera e propria «marcia dei folli» ieri, però, sul quotidiano libanese Daily Star è uscito l’articolo che proponiamo oggi.
Presenta un altro volto della «marcia dei folli», che nelle anticipazioni uscite del rapporto della Commissione Winograd per ora non appare: la questione delle bombe a grappolo, ordigni che hanno continuato a uccidere anche dopo la fine del conflitto. Dal giornale libanese apprendiamo che l’Italia ha offerto un nuovo importante stanziamento per far sì che lo sminamento sia completato entro la fine del 2007.
Una delle domande che la Commissione Winograd si sa aver posto al ministro Peretz è quella su chi abbia dato l’ordine di tempestare il Sud del Libano di bombe a grappolo nelle ultime 72 ore del conflitto, quando già era stata fissata la data e l’ora del cessate-il-fuoco. E Peretz ha negato ogni responsabilità. Come è nato, allora, quell’ordine? È una domanda su cui – anche quando, probabilmente presto, Olmert e Peretz non ci saranno più – sarebbe bene che si arrivasse a una risposta.
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