In Terra Santa, ogni anno, diverse antiche chiese cristiane ritornano alla luce, in circostanze casuali oppure nel corso di regolari campagne di scavo condotte dagli archeologi. La massima parte degli edifici appartiene ai secoli quinto e sesto, che sono un po’ considerati come i secoli d’oro dell’architettura e arte cristiana antica. Relativamente pochi mostrano di risalire a secoli precedenti. Su un totale di 318 chiese, registrato nel noto catalogo di Asher Ovadiah, ad esempio, solamente 17 sono classificate con una fase di quarto secolo.
È dunque di particolare interesse la comunicazione fatta da archeologi israeliani della scoperta recente di alcuni edifici religiosi cristiani che si possono considerare tra i più antichi di questo Paese. Si tratta della famosa aula mosaicata di Meghiddo, scavata nel 2005 e datata al terzo secolo, ma può essere aggiunta anche la chiesa nord di Silo in Samaria, non ancora pubblicata. Nel più recente numero del Liber Annuus (la rivista scientifica dello Studium Biblicum Franciscanum) è stato presentato un nuovo sito, nei pressi di Lidda (cioè a pochi chilometri all’aeroporto internazionale di Tel Aviv), dove scavi del Dipartimento delle Antichità israeliano e dell’Università ebraica di Gerusalemme hanno riportato alla luce una basilichetta rurale, dotata di battistero, la cui iscrizione dedicatoria ricorda il vescovo Dionisio (di Lidda), conosciuto in sede nell’ultima parte del quarto secolo dopo Cristo. Il nome del vescovo è accompagnato dal titolo edesimotatos («onoratissimo») e la formula iniziale dell’iscrizione suggerisce che l’edificio ritrovato non sia l’unico ad essere stato costruito da lui: «Anche questa chiesa il vescovo Dionisio [costruì]…».
San Girolamo conosce questo personaggio. A lui inviò da Betlemme dei catecumeni per ricevere il battesimo nella Pasqua del 396, a causa del dissidio con il vescovo Giovanni di Gerusalemme. Lo definisce «confessore e vescovo». È noto che all’epoca venivano chiamati «confessori» quei vescovi che avevano sofferto l’esilio a motivo della posizione contraria all’eresia ariana, che godeva dell’approvazione dall’imperatore Valente (364-378). Nell’anno 381 troviamo la firma del vescovo Dionisio di Lidda in calce ai decreti del Secondo concilio ecumenico di Costantinopoli. I ritrovamenti epigrafici e numismatici concorrono a confermare la datazione proposta e perciò anche aumentano la certezza dell’identificazione del personaggio.
Per quanto riguarda la relativa scarsità dei rinvenimenti nel campo dell’architettura religiosa cristiana per il quarto secolo, al di là di quelli ben noti sorti nei luoghi santi (ci riferiamo naturalmente in primo luogo anzitutto ai celeberrimi monumenti costantiniani di Gerusalemme e Betlemme) bisogna sottolineare la parte importante che in quel tempo godevano le «case della chiesa» o domus-ecclesiae in opposizione, o meglio in aggiunta alle aule basilicali. Si tratta di edifici privati, passati in dono alla Chiesa, dei quali si serviva la comunità per le sue riunioni.
Dalle fonti storiche e letterarie è possibile raccogliere non poche indicazioni su questo genere di edifici, ma è certamente augurabile che anche dagli scavi possano un giorno scaturire nuove informazioni. Si può capire l’importanza che tale scoperta avrebbe, tanto per la storia dei luoghi santi quanto per quella delle aggregazioni rurali e cittadine della Palestina cristiana, se si pensa a quello che offre già, per esempio, l’identificazione della «casa di S Pietro» a Cafarnao come santuario. Molte altre domus-ecclesiae sono ancora probabilmente, in attesa di essere scoperte.