Una nuova tegola si abbatte sul patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme. Il governo di Amman ha ritirato il decreto di riconoscimento all'elezione di Teofilo III, avvenuta nel 2005. La causa? La mancata presentazione di un censimento delle proprietà della Chiesa. Reazioni da parte del governo di Atene, che sostiene la causa del patriarcato greco-ortodosso.
(g.c.) «Un forte messaggio. Un marcato segnale d’insoddisfazione». Con queste parole fonti governative giordane hanno commentato la decisione del Regno di ritirare il riconoscimento all’elezione di Teofilo III a capo del patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme. Una scelta destinata certamente a provocare conseguenze e ad alimentare polemiche all’interno del tormentato mondo dell’ortodossia in Terra Santa.
Il voltafaccia di Amman nei confronti di Teofilo III arriva dopo una serie di richiami a proposito di mancati adempimenti, che avrebbero impedito al Regno giordano di svolgere quel ruolo di garante nei confronti di islam e cristianesimo che diritto e tradizione gli assegnano. In particolare Teofilo non avrebbe fatto pervenire al governo un rapporto dettagliato sui beni di proprietà della Chiesa che il patriarcato è invece tenuto obbligatoriamente a presentare.
«Due anni non sono bastati per assolvere a questo obbligo. Ci aspettavamo un atteggiamento più trasparente, un segno di discontinuità rispetto al suo predecessore», ha dichiarato un funzionario di Amman al quotidiano Jordan Times. Il predecessore di Teofilo III, Ireneo I, venne destituito dal sinodo ortodosso per una vicenda di vendite poco trasparenti a immobiliari e affaristi israeliani.
L’elezione di Teofilo venne salutata allora come «la strada verso una nuova era all’interno del patriarcato, un segnale di discontinuità nei confronti di corruzione e malgoverno».
Il ritiro del decreto reale di riconoscimento (provvedimento che ha provocato la protesta del governo greco) complica la posizione di Teofilo III, che non ha ancora ricevuto, a due anni di distanza dal suo insediamento, il placet dallo Stato d’Israele. Secondo leggi e consuetudini ogni nuova nomina all’interno del patriarcato deve essere approvata dai governi di Giordania, Palestina ed Israele.
Il patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme possiede enormi proprietà immobiliari sia in città vecchia che nei sobborghi di Gerusalemme. La valle dove sorge il parlamento israeliano, per fare un esempio, è di proprietà della Chiesa ortodossa.