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Da Amman nuovo slancio alle iniziative ecumeniche per la Terra Santa

20/06/2007  |  Amman
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Da Amman nuovo slancio alle iniziative ecumeniche per la Terra Santa
I patriarchi Teofilo III (a sinistra) e Michel Sabbah nel corso della conferenza di Amman. (foto Wcc)

Per iniziativa del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) in questi giorni nella capitale giordana si è svolta una conferenza ecumenica dal titolo «Le Chiese insieme per una pace con giustizia in Medio Oriente». Ai lavori hanno preso parte 130 delegati provenienti da tutto il mondo con l'intento di ascoltare la voce dei cristiani di Terra Santa e di confrontarsi sui contributi più opportuni da offrire. Aprendo i lavori, il segretario generale del Cec, Samuel Kobia, ha invitato il movimento ecumenico a fare un salto di qualità e a mobilitarsi per ottenere una pace giusta in quella terra. Creato un nuovo organismo di coordinamento delle varie iniziative. 


(g.s.) – Si chiude oggi, 20 giugno, ad Amman, in Giordania, una conferenza internazionale voluta dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) per dare nuovo slancio e coordinamento alle iniziative delle Chiese cristiane di tutto il mondo in favore della pace in Terra Santa e a sostegno della comunità cristiane che vi abitano.

All’appuntamento, apertosi il 18 giugno, sono intervenuti 130 delegati da tutti i continenti che hanno ascoltato, tra l’altro, le riflessioni del patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme Teofilo III e di quello latino mons. Michel Sabbah. Nei loro interventi entrambi gli ecclesiastici hanno affrontato soprattutto i temi di fondo del conflitto che da decenni contrappone israeliani e palestinesi.

Entrambe le parti, ha osservato Sabbah, «sono nella situazione sbagliata e inumana di uccidere o essere uccisi». Dal canto suo, Teofilo ha richiamato l’importanza del coinvolgimento delle Chiese di Cristo d’ogni luogo del pianeta perché il conflitto possa essere tramutato in una pace giusta e stabile.

Nella relazione di apertura dei lavori il segretario generale del Cec ha dettato le linee programmatiche della conferenza con una relazione molto articolata (clicca qui per il testo integrale in lingua inglese). Il pastore Samuel Kobia ha fatto un accenno alla situazione delle ultime settimane nella Striscia di Gaza: «Mentre siamo riuniti qui ci risuonano negli orecchi delle voci che dicono che la situazione è ormai "senza speranza". Le sedie vuote tra di noi sono forse quelle che avrebbero dovuto essere occupate dai nostri fratelli di Gaza, che non hanno potuto venire. Dobbiamo allora tenerli nelle nostre preghiere, insieme con tutta la popolazione di Gaza, della Cisgiordania e di Gersualemme Est».

Riferendosi alla situazione più generale della Terra Santa, Kobia ha osservato che «la situazione è grave. Vi sono violazioni dei diritti umani, un’interminabile perdita di vite umane, sfollati, l’umiliazione di un popolo da parte di un altro popolo, tutte cose che degradano tanto chi le perpetra quanto chi ne è vittima. L’ingiustizia è profondamente radicata nella terra che noi chiamiamo "Santa"».

«Qual è la nostra risposta?», ha continuato Kobia. «Come persone di fede non abbiamo alternative. Siamo qui proprio perché non ne abbiamo. La nostra risposta dev’essere la mobilitazione della più ampia famiglia ecumenica intorno all’imperativo di una giusta pace».

Il pastore ha confessato, a nome della famiglia ecumenica, «che abbiamo mostrato un’insufficiente solidarietà verso la comunità cristiana palestinese e con i popoli in conflitto», ma ora è venuto il momento di cambiare e di essere più uniti e risoluti.

Proprio per questo l’assemblea di Amman si chiude con il lancio di un nuovo organismo di coordinamento: il Forum ecumenico per la Palestina e Israele (Palestine Israel Ecumenical Forum). Il Forum, ha spiegato Kobia, «continuerà a costruire sulla base delle iniziative già create in passato e ne metterà in essere di nuove. (…) Ci aspettiamo di lavorare insieme in modo più dinamico e di mobilitare quei membri del movimento ecumenico che ancora non si sono coinvolti. Vogliamo lavorare su fronti diversi allo stesso tempo. (…) Il tempo delle dichiarazioni è passato. Ora le Chiese locali e le organizzazioni ecumeniche ci dicono: "Basta parole senza fatti. Abbiamo bisogno di azioni"».

Il primo a darsi ai fatti è proprio Kobia che al termine dei lavori assembleari si reca in Israele e nei Territori per una visita che durerà fino al 26 giugno. Nel corso del viaggio sono previsti incontri con i leader religiosi cristiani, musulmani ed ebrei; visite al Museo dell’Olocausto, al Muro del Pianto e alla Spianata delle Moschee; faccia a faccia con autorità politiche israeliane e palestinesi; incontri con operatori umanitari e organismi che operano per la pace e la giustizia.

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