Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

L’anno sabbatico

30/08/2007  |  Milano
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile

Arriva l'anno sabbatico e in Israele si ripropone - da una prospettiva del tutto particolare - la questione del rapporto tra religiosi e secolari. Col tramonto del 12 settembre scatterà, infatti, Rosh Hashana, il capodanno ebraico, che segnerà l'inizio dell'anno 5768. Quello che inizia, però, è un anno sabbatico, cioè l'anno ogni sette in cui, secondo le prescrizioni del libro del Levitico, i campi dovrebbero essere lasciati a riposo. Una pratica di difficile applicazione di cui il quotidiano Haaretz spiega alcuni risvolti in due articoli che vi sintetizziamo.


Arriva l’anno sabbatico e in Israele si ripropone – da una prospettiva del tutto particolare – la questione del rapporto tra religiosi e secolari. Col tramonto del 12 settembre scatterà, infatti, Rosh Hashana, il capodanno ebraico, che segnerà l’inizio dell’anno 5768. Quello che inizia, però, è un anno sabbatico, cioè l’anno ogni sette in cui, secondo le prescrizioni del libro del Levitico, i campi dovrebbero essere lasciati a riposo.

È l’applicazione anche al mondo agricolo della legge dello shabbat. Ma in realtà è una pratica di difficile applicazione in uno Stato dove gli ebrei sono maggioranza. E infatti il mondo rabbinico in Israele finora ha ampiamente riconosciuto come legittima la pratica dell’heter mechira, cioè la vendita del campo a un non ebreo e il suo riacquisto alla fine dell’anno. Ora, però, riferisce Haaretz, con la crescita degli ultra-ortodossi (gli haredim) aumentano anche i rabbini che non accettano più questa pratica. Ed è un problema non solo teorico: se il rabbino, infatti, non riconosce la legittimità dell’heter mechira, non certifica più come kosher i prodotti di quel campo. E in Israele non avere questa certificazione significa essere fortemente penalizzati sul mercato.

Il risultato è che in città dove gli ultra-ortodossi sono molto forti come Gerusalemme si teme un aumento dei prezzi dei prodotti agricoli fino al 50 per cento. A complicare ulteriormente le cose ci sono poi altri rabbini secondo cui – riferisce un secondo articolo, sempre di Haaretz – anche gli agricoltori arabo-israeliani se coltivano terra di Israele dovrebbero rispettare l’anno sabbatico per vedere i loro prodotti accettati come kosher.

L’esito sarebbe paradossale: i religiosi di stretta osservanza – alla fine – potrebbero mangiare praticamente solo prodotti agricoli importati dall’estero o provenienti dalla Striscia di Gaza, oggi «coltivata» da Hamas. Mancano ancora due settimane a Rosh Hashana e – come sempre in Israele – all’ultimo momento si troverà una soluzione di compromesso. Ma la vicenda rimane comunque indicativa del clima di intransigenza che si respira sempre di più a Gerusalemme.


Per leggere il primo dei due articoli di
Haaretz clicca qui. Per il secondo articolo clicca qui.

Frère Roger di Taizé
Sabine Laplane

Frère Roger di Taizé

Il profeta della fiducia
La mongolfiera
Mario Lodi

La mongolfiera

Turchia – nuova edizione
Paolo Bizzeti, Sabino Chialà

Turchia – nuova edizione

Chiese e monasteri di tradizione siriaca