Potrebbe essere raggiunto entro l'anno l'atteso Accordo fra Santa Sede e Israele su fisco e proprietà ecclesiastiche in Terra Santa. «L'80 per cento dei problemi è stato risolto» in un clima di «grande apprezzamento» da parte del Vaticano per «i progressi raggiunti» nei colloqui bilaterali.Con queste parole il presidente dello repubblica israeliana Shimon Peres ha fatto il punto ieri, a Roma, sullo stato dei negoziati fra Santa Sede e Israele al termine della prima visita all'estero come capo dello Stato. «Non è un caso - ha sottolineato - che sia venuto in Italia e in Vaticano».
Potrebbe essere «raggiunto entro l’anno e dovrà poi essere messo per iscritto» l’atteso Accordo fra Santa Sede e Israele su fisco e proprietà ecclesiastiche in Terra Santa, visto che «l’80 per cento dei problemi è stato risolto» in un clima di «grande apprezzamento» da parte del Vaticano per «i progressi raggiunti» nei colloqui bilaterali.
Con queste parole il presidente dello repubblica israeliana Shimon Peres ha fatto il punto ieri sullo stato dei negoziati fra Santa Sede e Israele al termine della prima visita all’estero come capo dello Stato. «Non è un caso – ha sottolineato – che sia venuto in Italia e in Vaticano». Un viaggio effettuato mentre l’attenzione è già puntata sulla Conferenza internazionale per la pace in Medio Oriente che dovrebbe tenersi a metà novembre a Washington: in vista del vertice il Vaticano auspica in un comunicato diramato subito dopo i colloqui a Castel Gandolfo che «nell’attuale contesto internazionale, che sembra particolarmente favorevole» ciascuna delle Parti implicate «compia ogni sforzo per rispondere alle attese delle popolazioni, stremate da una crisi che dura ormai da 60 anni e che continua a seminare lutti e distruzioni».
Incontrando i giornalisti al termine della giornata, il presidente Peres ha indicato un conflitto «tridimensionale» in atto oggi nella comunità internazionale: «il primo è quello dei terroristi che cercano di cambiare l’ordine del giorno pacifico del mondo, ed è uno scontro che può diventare incontrollabile se i terroristi arrivano a possedere l’arma nucleare; il secondo conflitto è all’interno del mondo islamico fra moderati ed estremisti e ci sono molti musulmani e anche molti arabi che vorrebbero vedere l’Iran governare il Medio Oriente. Il terzo conflitto è quello fra noi e i palestinesi e, strano a dirsi, questo è l’unico che in questo momento ha speranze concrete di pace. Credo che ci stiamo avvicinando ad un accordo sulla natura della soluzione, con uno Stato palestinese accanto ad uno Stato israeliano e mentre nascendo un coordinamento economico: sappiamo quanto sarebbe auspicabile un miglioramento della situazione economica in Cisgiordania».
Peres insomma vede «un inizio di luce alla fine del tunnel tra noi e i palestinesi». E, riguardo all’attesa conferenza internazionale di novembre, ha aggiunto che il premier israeliano Ehud Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen «stanno lavorando sodo per trovare un accordo su una Dichiarazione di principi da presentare prima della riunione: e questa Dichiarazione è la cosa più importante» in un incontro al quale parteciperanno «Paesi che finora erano stati riluttanti».
Il capo dello Stato d’Israele ha poi riferito di aver avuto con Benedetto XVI «una conversazione affascinante». «Molti di voi saranno sorpresi dall’apprendere che essa è stata dedicata in gran parte all’ambiente e all’ecologia. Il Papa – ha detto – è consapevole delle implicazioni politiche ed economiche di questo problema che non conosce frontiere: l’acqua avvelenata di un fiume non chiede il visto per passare da un Paese all’altro. È un problema che ci riguarda tutti e Israele non solo è parte di questo ma sta lavorando per diventare un Paese sempre più verde, trasparente e pulito: fino a sostituire il petrolio con il sole. Più sole e meno petrolio saudita» ha riassunto con un sorriso.
Peres è rimasto «profondamente commosso» dalla reazione con cui Ratzinger ha accolto un nuovo invito a recarsi in Israele: «Mi ha molto colpito il suo sguardo, mentre mi diceva che questo è il suo desiderio e che sta lavorando per trovare il modo e la data per venire». Quanto alla «rapida conclusione», auspicata dal Vaticano, degli estenuanti negoziati in corso dal ’97 sull’applicazione dell’Accordo Fondamentale del ’93 che diede il via alle relazioni bilaterali, Peres ha detto che «pur non volendo esagerare, credo ci sia un’atmosfera positiva e di apprezzamento per i progressi ottenuti negli ultimi mesi». «Potremmo chiudere entro l’anno» ha detto, e poi ci sarà la stesura del Trattato. Si è parlato anche delle comunità cristiane in Galilea, «delle scuole cattoliche e dei college», del ruolo che i cristiani possono avere in una terra riconciliata. In quest’ottica è stata esaminata la situazione in Libano, roccaforte della Chiesa cattolica in Medio Oriente da sempre al centro delle preoccupazioni della Santa Sede.
Altro progetto in cantiere è quello di organizzare un incontro dei leader delle principali religioni del mondo per lanciare un messaggio educativo soprattutto ai giovani «contro la morte e il terrorismo»: «ho espresso al Papa – ha detto Peres – tutta la mia ammirazione per le posizioni non solo spirituali ma politiche che ha preso, e per il suo fermo convincimento che i Dieci comandamenti rappresentino il cuore morale dell’umanità e la base della nostra comune cultura».