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Riscattare Mohammed

17/09/2007  |  Milano
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Riscattare Mohammed
Il piccolo Mohammed Al Durra, suo malgrado un'icona, qui ritratto da un artista arabo poco prima di morire tra le braccia del padre.

La vicenda di Mohammed al Durra, il bambino palestinese rimasto ucciso nel 2000 durante un conflitto a fuoco tra esercito israeliano e miliziani palestinesi, continua a far discutere. Con un articolo del Jerusalem Post che ci offre oggi un altro colpo d'occhio interessante per cogliere che cosa sia diventato ormai questo conflitto. Perché la sequenza ripresa dalle telecamere di France2 col dodicenne Mohammed al Durra che cerca riparo dietro a suo padre e poi, colpito da un proiettile, alla fine resta immobile, è divenuta fin da subito un simbolo mediatico potente.


Sono passati ormai sette anni. Ma la vicenda di Mohammed al Durra, il bambino palestinese rimasto ucciso nei primissimi giorni della seconda intifada (2000-2004) durante un conflitto a fuoco tra esercito israeliano e miliziani palestinesi, continua a far discutere.

Con un articolo del Jerusalem Post che ci offre oggi un altro colpo d’occhio interessante per cogliere che cosa sia diventato ormai questo conflitto. Perché la sequenza ritratta dalle telecamere di France2 col dodicenne Mohammed al Durra che cerca riparo dietro a suo padre e poi, colpito da un proiettile, alla fine resta immobile, è divenuta fin da subito un simbolo mediatico potente.

E – come su ogni simbolo – sono iniziate da subito le speculazioni. Da parte palestinese Mohammed è diventato il simbolo per eccellenza dello shaìd, il giovane martire: sulla pelle di un ragazzino spaventato è stata costruita una vera e propria ideologia. Ma anche da parte israeliana su quelle immagini è iniziata una battaglia. Con al centro una domanda: chi ha colpito davvero Mohammed al Durra? Perché la tesi – avvalorata da alcuni esperti di balistica – è che, data la posizione in cui si trovava il ragazzo, a colpirlo non può essere stato il fuoco dell’esercito israeliano. Quindi – secondo questa tesi – i palestinesi avrebbero «fabbricato» da soli il loro martire. Più verosimilmente Mohammed potrebbe essere caduto per quello che – in gergo – si definisce un «fuoco amico».

La polemica va comunque avanti da anni. E adesso si aggiunge un nuovo capitolo: come racconta il Jerusalem Post nell’articolo che alleghiamo, l’esercito israeliano ha chiesto ufficialmente a France2 di diffondere l’intera sequenza filmata dal cameraman, convinto di poter dimostrare così la propria estraneità. Dunque: sette anni dopo la battaglia è ancora tutta incentrata su quelle immagini. Basterebbe invece dare un’occhiata ai dati di B’tselem – il centro israeliano per i diritti umani che censisce le vittime della seconda intifada – per scoprire che dal settembre 2000 in questo conflitto sono rimasti uccisi complessivamente 857 minori palestinesi e 119 minori israeliani. C’è qualcuno che, in Israele come in Palestina, può davvero sentirsi innocente per questo drammatico ritorno di Erode? Forse sarebbe ora di parlare un po’ meno di Mohammed al Durra. E di iniziare a porsi realmente il problema di tutti gli altri.

Clicca qui per leggere l’articolo del Jerusalem Post

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