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Condoleezza e i religiosi

05/11/2007  |  Milano
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Negli incontri che il segretario di Stato americano Condoleezza Rice sta compiendo in vista della Conferenza di Annapolis c'è anche un tavolo tra i leader religiosi. A dare la notizia è stata ieri Arutz Sheva, l'agenzia vicina al movimento dei coloni israeliani. Citando un primo incontro svoltosi a Gerusalemme durante l'ultimo soggiorno della Rice nella Città Santa. E spiegando che un altro vertice - della durata di tre giorni - sarebbe in corso alla Casa Bianca.


Negli incontri che il segretario di Stato americano Condoleezza Rice sta compiendo in vista della Conferenza di Annapolis c’è anche un tavolo tra i leader religiosi. A dare la notizia è stata ieri Arutz Sheva, l’agenzia vicina al movimento dei coloni israeliani. Citando un primo incontro svoltosi a Gerusalemme durante l’ultimo soggiorno della Rice nella Città Santa. E spiegando che un altro vertice – della durata di tre giorni – sarebbe in corso alla Casa Bianca.

Nell’articolo che qui rilanciamo Arutz Sheva elenca i componenti della delegazione ebraica: i due rabbini capo d’Israele Yonah Metzger (ashkenazita) e Shlomo Amar (sefardita), il rabbino capo di Haifa She’ar-Yashuv Cohen (intervistato pochi giorni fa da Manuela Borraccino per Terrasanta.net), il direttore del Gran rabbinato Oded Wiener e il rabbino David Rosen, personalità da tempo fortemente impegnata nel dialogo interreligioso. Arutz Sheva non fornisce dettagli sulle altre delegazioni, dicendo che negli Stati Uniti sono arrivati anche rappresentanti del Waqf (l’autorità islamica che amministra la Spianata delle Moschee) e leader cristiani.

L’oggetto di questa discussione è facilmente intuibile: lo statuto dei Luoghi Santi. In particolare – spiega Arutz Sheva – la questione Spianata delle Moschee/Monte del Tempio: come risolvere il problema della sovranità su quest’area contesa tra ebrei e musulmani. Fu proprio su questo punto che si arenò il negoziato nel 2000 a Camp David. Ed è evidente il tentativo della Rice di arrivare ad Annapolis con una proposta che abbia già avuto un via libera da parte dei leader religiosi. L’ipotesi dovrebbe essere quella del cosiddetto «bacino sacro», cui faceva cenno già qualche settimana fa il piano avanzato dal vice-premier israeliano Haim Ramon: una zona a statuto speciale con particolari garanzie per tutte le confessioni religiose. Come tradurre, però, questa idea molto generica in qualcosa di concreto, con responsabilità molto precise – ad esempio – su un tema come quello della sicurezza? È questo il vero nodo ancora tutto da risolvere.

Clicca qui per leggere l’articolo di Arutz Sheva

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