È giusto che i mendicanti chiedano l'elemosina nei pressi di un luogo sacro? La domanda è sempre attuale per tutte le religioni. E molto bella è la risposta che sul Jerusalem Post ci propone la scrittrice Sarah Shapiro. Il suo articolo prende spunto da un fatto di cronaca: il Kotel - il nome con cui gli ebrei chiamano il Muro Occidentale - è stato nei giorni scorsi «ripulito» dei suoi mendicanti. E la scrittrice racconta che cos'ha provato recandosi nel luogo più sacro per un ebreo senza - per una volta - fare i conti con i poveri.
È giusto che i mendicanti chiedano l’elemosina nei pressi di un luogo sacro? La domanda è sempre attuale per tutte le religioni. E molto bella è la risposta che sul Jerusalem Post ci propone la scrittrice Sarah Shapiro. Il suo articolo prende spunto da un fatto di cronaca: il Kotel – il nome con cui gli ebrei chiamano il Muro Occidentale – è stato nei giorni scorsi «ripulito» dei suoi mendicanti. E la scrittrice racconta che cos’ha provato recandosi nel luogo più sacro per un ebreo senza – per una volta – fare i conti con i poveri.
Il suo non è un approccio buonista. Dice senza mezzi termini che in un luogo di preghiera i mendicanti danno fastidio. Soprattutto se sono insistenti come – a quanto racconta – lo sono alcune delle persone che abitualmente stazionano nel settore delle donne del Kotel. Racconta di avere, per un certo periodo, rinunciato ad andare al Muro Occidentale, proprio per evitare di imbattersi in questa presenza. Ma di aver poi deciso comunque di ritornare. E di essere rimasta disarmata di fronte al saluto di una di queste mendicanti: «Dove sei stata? Eravamo in pensiero per te». Racconta anche di un’altra frase ascoltata da una di loro: «Pretendono di non vedermi. Li disgusta il fatto che io sia bisognosa. E poi però vogliono che l’Altissimo rivolga il Suo sguardo verso di loro…». «Che cosa siamo diventati al Muro? – conclude Sarah Shapiro -. Abbiamo bisogno dei mendicanti, e di dare loro la nostra offerta. Qui più che in qualsiasi altro luogo al mondo».
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