Un ringraziamento a Dio «per la grazia conferita all'Iraq» e una richiesta di pregare per il popolo iracheno «perché il Signore ci dia la pace e la sicurezza» sono state espresse dal cardinale Emmanuel III Delly, patriarca di Baghdad, dopo il concistoro durante il quale il Papa lo ha creato cardinale. Una nomina con la quale il pontefice, come lui stesso ha spiegato nel corso dell'omelia nella basilica di san Pietro lo scorso sabato 24 novembre, ha voluto «esprimere in modo concreto vicinanza spirituale e affetto» per gli iracheni.
Un ringraziamento a Dio «per la grazia conferita all’Iraq» e una richiesta di pregare per il popolo iracheno «perché il Signore ci dia la pace e la sicurezza» sono state espresse dal cardinale Emmanuel III Delly, patriarca di Baghdad, dopo il concistoro durante il quale il Papa lo ha creato cardinale. Una nomina con la quale il pontefice, come lui stesso ha spiegato nel corso dell’omelia nella basilica di san Pietro lo scorso sabato 24 novembre, ha voluto «esprimere in modo concreto vicinanza spirituale e affetto» per gli iracheni, che «sperimentano nella propria carne le conseguenze drammatiche di un perdurante conflitto e vivono al presente in una quanto mai fragile e delicata situazione politica».
Nel conferire la berretta cardinalizia al patriarca 80enne, che dunque non parteciperà ad un eventuale conclave, il Papa ha detto di voler «riaffermare la solidarietà della Chiesa intera verso i cristiani di quella amata terra e invitare ad invocare da Dio misericordioso, per tutti i popoli coinvolti, l’avvento dell’auspicata riconciliazione e della pace».
Il patriarca caldeo ha rimarcato come si tratti di una nomina «per tutti gli iracheni, non solo cristiani» in un’affollatissima conferenza stampa nei giorni scorsi presso la Casa del Clero, nelle vicinanze del Vaticano. Un onore conferito «di certo non alla mia povera persona ma a tutti i miei concittadini, quelli nel Paese e quelli costretti a fuggire» e che è stata accolta «con grandissima gioia» dalle istituzioni irachene. Appresa la decisione del Papa il prelato era tornato a criticare la guerra in Iraq, ricordando gli sforzi personali di Giovanni Paolo II e del suo successore per evitarla: «Il Signore ci ha dato il dono dell’intelligenza per parlare l’uno con l’altro, per convincerci con il dialogo, perché non saranno certo le armi a portare la pace e la sicurezza». Ora, ha aggiunto, «voglio lavorare per far rientrare nel Paese tutti gli iracheni che son stati costretti a fuggire».
Il cardinal Delly ha avuto un colloquio a tu per tu con il Papa nel giorno (il 23) dell’inaugurazione del concistoro straordinario dedicato all’ecumenismo. «Il Papa – ha raccontato – era molto contento. L’ho ringraziato, gli ho espresso tutta la mia gioia per far parte del collegio cardinalizio, dove spero di poter servire non solo la mia patria ma tutta l’umanità. Gli ho detto quanto l’intero popolo iracheno sia stato onorato da questa nomina. Il Papa mi ha detto: "Sono lieto che loro siano contenti, prego affinché la pace e la riconciliazione regni in quel Paese che mi è caro e che ha sofferto tanto negli ultimi anni. Le sue ultime parole sono state: "Spero che il gesto fatto in questi giorni sia un segno di riconciliazione fra i popoli e specialmente fra sunniti, sciiti, cristiani"».
Il patriarca ha insistito più volte sull’unità del popolo iracheno, negando che sia in corso una «persecuzione» contro i cristiani: «Non chiedetemi più, dopo avermi fatto centinaia di volte la stessa domanda, come stanno i cristiani in Iraq: chiedetemi come stanno gli iracheni». E ha spiegato: «Ciò che accade ai cristiani accade ai musulmani, e ciò che accade ai musulmani accade ai cristiani: abbiamo vissuto 14 secoli insieme, abbiamo relazioni amichevoli… È vero, a volte i cristiani soffrono di più per tante ragioni, ma ciò che accade tocca tutti gli iracheni allo stesso modo. Un’autobomba non ammazza solo i cristiani, ma tutti i cittadini. Non c’è divisione fra i cittadini iracheni: il governo sta facendo tutto quel che può per garantire sicurezza».
Il patriarca ha detto che fra Iraq e Iran esiste «una sola Chiesa caldea» e ha infine chiesto ai giornalisti di sforzarsi di portare nel mondo «notizie di pace, di sicurezza, di amore e di carità». «Questo è il vostro primo compito: incoraggiare la carità fra i popoli e dare notizie che costruiscono e non che dividono».