I fenici, abili mercanti e navigatori coraggiosi, sono i protagonisti della mostra dal titolo Il Mediterraneo dei Fenici, da Tiro a Cartagine, allestita all'Istituto del mondo arabo di Parigi fino al prossimo 20 aprile. Cinquecento pezzi rari, per la prima volta raccolti in un'unica esposizione provenienti da musei d'Europa, Medio Oriente e Stati Uniti.
(c.g.) – Ai tempi di re Salomone, mille anni prima di Cristo, erano i potenti e rispettati vicini del popolo di Israele. I fenici, abili mercanti e navigatori coraggiosi, sono i protagonisti della mostra dal titolo Il Mediterraneo dei Fenici, da Tiro a Cartagine, allestita all’Istituto del mondo arabo di Parigi fino al prossimo 20 aprile. Cinquecento pezzi rari, per la prima volta raccolti in un’unica esposizione provenienti da musei di Libano, fulcro della civiltà fenicia, e Siria; ma anche da Cipro, dalla Grecia, dall’Italia, dalla Spagna, dalla Tunisia e dal Marocco. Alcuni oggetti provengono anche da grandi collezioni del Museo di Berlino, del British Museum, del Metropolitan di New York e del Louvre.
«I Fenici erano veri e propri commercianti nel senso più moderno del termine -spiega la curatrice dell’esposizione, Elisabeth Fontan-: producevano in base alla domanda ed esportavano in tutto il bacino del Mediterraneo».
Vi sono stati ritrovamenti di artigianato fenicio da Tiro a Cartagine passando per Cipro, le isole Egee, la Sardegna, Malta, la Sicilia, le Coste dell’Italia, della Spagna, dell’Africa del nord. Intensi gli scambi anche con gli Imperi del Medio Oriente, egizi, assiri, persiani, fino alla loro adesione alla cultura ellenica nel III secolo avanti Cristo.
La mostra è una galleria di capolavori che testimoniano l’abilità degli artisti e degli artigiani fenici: sarcofaghi, capitelli scolpiti, stele di pietra con frasi incise, oggetti in avorio, anfore, gioielli, maioliche e scodelle e maschere di vetro dipinto soffiato, statuette di divinità soprattutto femminili, come la Dea gravida o Astartè, per la maggior parte risalenti all’VIII secolo avanti Cristo. Dal punto di vista culturale i fenici sono ricordati per essere stati i perfezionatori della moderna scrittura. In questo senso l’esposizione inizia con un pannello dedicato allo studioso francese, l’abate Jean-Jacques Barthelemy, che nel 1758 propose una prima lettura dell’alfabeto fenicio, divenne numismatico di fama e terminò la sua vita in povertà, avendo perso ogni avere a causa degli esiti della rivoluzione francese.
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