«Un milione e mezzo di persone imprigionate, senza cibo sufficiente e medicinali. Ottocento mila senza energia elettrica. Si tratta di una punizione collettiva contraria a ogni legge, una immorale violazione delle più basilari leggi umane e naturali, oltre che del diritto internazionale. Si tratta di una situazione che non può essere più tollerata. L’assedio di Gaza deve terminare subito».
Inizia con queste parole – decisamente perentorie – il messaggio dei capi delle Chiese cristiane di Terra Santa sulla situazione umanitaria di Gaza. «In nome di Dio, togliere l’assedio a Gaza», implorano i capi religiosi.
Abbiamo tutti ancora negli occhi le immagini drammatiche dei palestinesi della Striscia di Gaza che il 23 gennaio hanno abbattuto la barriera con l’Egitto e sono sconfinati in cerca di generi alimentari. Una realtà che deve spingere la comunità internazionale e l’Unione Europea ad agire con rapidità e risolutezza per difendere le vite umane minacciate. Ma soprattutto – esortano i leader religiosi cristiani – deve indurre da una parte le autorità palestinesi e superare le proprie divisioni interne; dall’altra Israele ad agire con responsabilità e a togliere immediatamente un assedio disumano di cui sono vittime soprattutto donne, vecchi e bambini. «Costruire la pace – concludono i leader cristiani – è la sola strada capace di condurre all’agognata sicurezza. Preghiamo perché la gente di Gaza sia presto liberata dall’occupazione, dalle contrapposizioni politiche, dalla violenza e dalla disperazione».