Tell Meghiddo. Dove risuona l’eco delle battaglie
Domina la valle di Esdrelon e domina soprattutto gli eventi della storia antica. Costruita in una posizione strategica lungo la via che metteva in comunicazione l’Antico Egitto con la Mesopotamia, Meghiddo ha origini antichissime, risalenti al sesto millennio a.C. come testimoniano i graffiti scoperti sulle rocce. Un luogo fortificato, distrutto e ricostruito più di 20 volte, scrigno prezioso per gli archeologi che non hanno finito di portare alla luce reperti di epoche tra loro molto lontane. Qui si può vedere quel che resta di un altare rotondo del XXV secolo a.C. e tutta l’area sacra circostante reca tracce di un culto primitivo già ben organizzato dalla comunità delle origini. Pare che nell’età del Bronzo Meghiddo fosse uno dei centri più vivaci della regione, città di passaggio per i mercanti lungo la Via maris.
L’area archeologica oggi visitabile è ampia e articolata: resti del palazzo attribuiti al re Salomone, con le stalle ancora ben conservate, tracce delle costruzioni del periodo assiro, quando fu capitale della Galilea, frammenti delle antiche mura ciclopiche e delle porte di accesso alla città. Spettacolare è poi la galleria sotterranea di accesso alla cisterna dell’acqua: un sistema idraulico ingegnoso prevedeva l’approvvigionamento dalla sorgente situata fuori dalle mura e anche oggi ci si può calare a circa 35 metri di profondità nel passaggio che attraversa l’intera area urbana.
Infine merita dedicare tempo ad una sosta sulla collina del belvedere, dove la vista si perde nell’ampiezza del panorama che spazia dai monti della Galilea al Tabor: si apre allo sguardo una pianura sconfinata teatro di celebri battaglie, come quella di Tutmosis III contro i Cananei, del pio re Giosia contro il faraone Necao, o quella di Napoleone e poi del generale Allenby contro i Turchi. Qui, secondo il libro dell’Apocalisse, avverrà la battaglia finale tra le forze del bene e quelle del male, l’Armagheddon.
Non è difficile immaginare gli scontri fra le armate che qui si sono fronteggiate e, tra le raffiche di vento che spesso scuotono l’ampia valle, pare ancora di sentire l’eco dell’antico fragore.