Tra pochi giorni, a Los Angeles, sarà la notte degli Oscar. E la novità di quest'anno è che in corsa per il miglior film straniero c'è anche un film israeliano: Beaufort, del giovane regista Joseph Cedar. Se uscisse vincitore dalla cinquina, sarebbe la prima volta di un Oscar a Gerusalemme. Ma non è solo per questo che Beaufort fa discutere in Medio Oriente. Al centro dell'attenzione c'è infatti l'argomento di questo film che ha già vinto l'Orso d'argento al Festival di Berlino: la prima Guerra del Libano, quella dell'invasione voluta da Ariel Sharon nel 1982 e terminata con il ritiro israeliano del 2000.
Tra pochi giorni, a Los Angeles, sarà la notte degli Oscar. E la novità di quest’anno è che in corsa per il miglior film straniero c’è anche un film israeliano: Beaufort, del giovane regista Joseph Cedar. Se uscisse vincitore dalla cinquina, sarebbe la prima volta di un Oscar a Gerusalemme.
Ma non è solo per questo che Beaufort fa discutere in Medio Oriente. Al centro dell’attenzione c’è infatti l’argomento di questo film che ha già vinto l’Orso d’argento al Festival di Berlino: la prima Guerra del Libano, quella dell’invasione voluta da Ariel Sharon nel 1982 e terminata con il ritiro israeliano del 2000. Proprio degli ultimi giorni prima del ritiro parla «Beaufort», raccontando la vita di un gruppo di soldati di stanza a un antico forte su una collina. Parla dell’inutilità di quell’impresa, fiaccata dal movimento delle Madri, che con la loro campagna nell’opinione pubblica spinsero alla fine Ehud Barak a ritirare le truppe dal Nord del Libano.
Il settimanale Jerusalem Report coglie l’occasione offerta da Beaufort per raccontare la rinascita del cinema israeliano, che in questi ultimi tempi ha raccolto notevoli successi grazie a una giovane generazione di registi (un titolo per tutti La sposa siriana). Ma l’aspetto più interessante è il ritratto che il Jerusalem Post propone di Joseph Cedar. Che non è affatto un pacifista, ma un giovane cresciuto in una comunità ultra-ortodossa. E che – nei suoi precedenti lavori – ha raccontato dall’interno il mondo dei coloni della Cisgiordania.
Partendo da queste coordinate stupisce di meno la stroncatura di Beaufort apparsa in queste settimane sul quotidiano libanese The Daily Star. Alla pellicola viene rimproverato – fondamentalmente – di aver raccontato sì i dubbi degli israeliani su quella guerra. Ma di averlo fatto come se i libanesi non esistessero. E infatti in tutto il film non compaiono mai.
The Daily Star aggiunge anche un altro dettaglio interessante: inizialmente all’Oscar era stato designato un altro film israeliano. Si trattava di The band’s visit – premiato a Cannes – che racconta la pace fredda tra Israele ed Egitto attraverso la surreale tournée di una banda musicale di Alessandria. L’Accademy, però, l’ha escluso perché nei dialoghi tra arabi ed ebrei c’è troppo inglese. Per The Daily Star è un peccato: sarebbe stato un film più vero.
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