La Chiesa caldea in Iraq è stata contattata dai rapitori dell'arcivescovo di Mosul, Paulos Faraj Rahho, ma non ha notizie fresche sulla sua sorte, secondo il vescovo caldeo mons. Shlemon Warduni, ausiliare del patriarca di Baghdad. Parlando quest'oggi con Terrasanta.net, il vescovo ha detto che i sequestratori si sono fatti vivi ieri, ma non hanno fornito notizie sul rapito. Warduni ha invitato tutti i cattolici a pregare e a «combattere con il nostro amore» per il rapido rilascio dell'ostaggio, anche perché «la sua salute non è molto buona».
(e.p.) – La Chiesa caldea in Iraq è in contatto con i rapitori dell’arcivescovo di Mosul, Paulos Faraj Rahho, ma non ha notizie fresche sulla sua sorte, secondo il vescovo caldeo mons. Shlemon Warduni, ausiliare del patriarca di Baghdad. Parlando quest’oggi con Terrasanta.net, il vescovo ha detto che i sequestratori si sono fatti vivi ieri, ma non hanno fornito notizie sul rapito.
Warduni ha invitato tutti i cattolici a pregare e a «combattere con il nostro amore» per il rapido rilascio dell’ostaggio, anche perché «la sua salute non è molto buona».
Monsignor Rahho è stato sequestrato, armi in pugno, venerdì scorso, 29 febbraio, dopo aver lasciato una chiesa. Il suo autista e due guardie del corpo sono stati uccisi sul posto.
Monsignor Warduni ha sottolineato che le vite di molti iracheni sono a rischio e non solo quelle dei cristiani. «Sono state rapite anche altre persone: religiosi musulmani e molta altra gente, persone che hanno responsabilità. Nessuno sfugge», ha sottolineato il presule.
Alla domanda se il governo iracheno stia facendo abbastanza per offrire protezione, il vescovo ha risposto che la situazione del Paese «è molto complicata» e che il governo sta facendo del suo meglio per rafforzare la sicurezza «perché tutto l’Iraq è in pericolo, anche i semplici fedeli cattolici, i preti e i vescovi».
Warduni non sa dire se la visita del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, avvenuta nel corso del fine settimana, possa aumentare le possibilità di pace nel Paese, ma dice: «Diamo il benvenuto a ogni iniziativa che sia buona per il popolo iracheno e per la pace in Iraq».
In una precedente intervista all’Ansa, l’ausiliare di Baghdad aveva dichiarato che i rapitori hanno chiesto «una cifra enorme» come riscatto, ma non aveva voluto commentare oltre. Da parte sua, il vescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha detto che vi sono notizie che non possono essere riferite «per non mettere a repentaglio la vita dell’ostaggio».
Monsignor Warduni ha detto a Terrasanta.net che nel Paese si scorgono segni di speranza e miglioramento. «In linea generale vi sono alcune cose che ora vanno meglio», ma, ha aggiunto, i progressi avvengono in modo irregolare: «Per una settimana, o per due o tre giorni, le cose vanno bene, ma poi si mettono di nuovo al peggio».
Secondo l’agenzia Reuters, l’impennata nel numero di morti violente registrate a febbraio è comunque inferiore alle cifre dello stesso mese del 2007. Il calo di vittime civili è stato salutato dalle autorità militari irachene e statunitensi come una prova che le tattiche adottate nell’ultimo anno per contrastare i rivoltosi hanno avuto successo e che l’Iraq oggi è più sicuro.