Il sorriso di Monna Lisa
A ovest di Nazaret, Sefforis fu fin dall’antichità una città grandiosa, di cui oggi si conservano resti particolarmente suggestivi. Fu anche capitale della Galilea al tempo del tetrarca Erode Antipa, ovvero al tempo di Gesù a Nazaret. Fu centro di vita giudaica molto intensa, tanto che le fonti rabbiniche citano ben 18 sinagoghe a Sefforis! Dagli scavi recenti ne sono emerse due. Pare che qui Rabbi Yuda Hanassi abbia completato la Mishnah nel II secolo d.C.
L’intero sito è oggi parco nazionale e il visitatore è guidato nel percorso tra i tesori millenari della città. All’entrata colpisce una sorta di canyon fra le rocce: era l’enorme cisterna che raccoglieva l’acqua e la incanalava con sistema ingegnoso all’interno della zona abitata. Percorrendo un breve sentiero si arriva al centro di Sefforis, dove si possono percorrere le antiche vie lastricate del reticolo romano, dove ben si distinguono il cardo e il decumano. Tutto intorno è un tesoro a cielo aperto, con reperti di varie epoche: dalle antiche chiese bizantine, alle case ancora ben conservate e ornate di mosaici, dall’imponente teatro romano alla sinagoga, dalla casa di Dioniso alla fortezza crociata…
Il fascino di Sefforis è legato soprattutto ai mosaici, frutto di un’arte antichissima che i maestri e i capiscuola dei primi secoli tramandavano come artisti itineranti di città in città. Splendidi quelli della nuova sinagoga, ricchissimi di scene bibliche e di forti riferimenti simbolici: su ben sette pannelli si dispiega il ciclo di Abramo, Sara, Isacco; centrale è la ruota dello zodiaco a significare che tutto il tempo del giorno, dei mesi, delle stagioni va dedicato a Dio; chiudono l’itinerario liturgico i mosaici dedicati al culto che raffigurano menorah, shofar, coppe votive… Un affresco che spazia dal tempo biblico al tempo più recente della comunità giudaico-bizantina.
Infine il gioiello forse più famoso: sulla sommità della collina, scendendo nella casa di Dioniso si possono ammirare mosaici di vivaci colori che celebrano il dio del vino, ma soprattutto si è attirati da un volto di donna, bellissima: le tessere del mosaico rendono le sfumature rosa delle guance e i risvolti dei capelli: lo sguardo enigmatico e i lineamenti particolarmente raffinati spiegano perché il mosaico sia noto come «la Monna Lisa d’Oriente». Si resta ogni volta incantati di fronte all’arte che seppe far scaturire, dalle tessere policrome, particolari di rara bellezza.