Profughi sudanesi in Israele: diventa sempre più concreto il rischio di una crisi diplomatica. Sta prendendo una piega politica inaspettata la vicenda delle centinaia di profughi sudanesi che raggiungono il territorio israeliano per sfuggire alla crisi del Darfur. A metà gennaio il governo israeliano, rispondendo a una precisa e ripetuta richiesta dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur), ha concesso documenti di soggiorno temporanei a circa 500 rifugiati del Darfur. La decisione ha suscitato irritazione a Karthoum.
(c.g.) – Profughi sudanesi in Israele: diventa sempre più concreto il rischio di una crisi diplomatica. Sta prendendo una piega politica inaspettata la vicenda delle centinaia di profughi sudanesi che raggiungono il territorio israeliano per sfuggire alla crisi del Darfur. A metà gennaio il governo israeliano, rispondendo a una precisa e ripetuta richiesta dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur), ha concesso documenti di soggiorno temporanei a circa 500 rifugiati del Darfur. Negli stessi giorni Abdel Wahid Al-Nur, leader dei ribelli del Movimento di liberazione del popolo del Sudan (Splm), i cui aderenti in Israele sarebbero diverse centinaia, ha annunciato l’apertura di un proprio ufficio a Tel Aviv, con la finalità di «promuovere la politica e la visione del dell’Splm nella regione».
Questa è la prova concreta che la crisi del Darfur è manipolata da mani straniere e dalla lobby ebraica, sostengono polemicamente Karthoum. Ai primi di marzo, il responsabile della polizia di frontiera dell’aeroporto della capitale sudanese, gen. Jamal Al-Din Salih, ha addirittura denunciato il sequestro di «strumentazione spionistica israeliana tecnologicamente avanzata» che servirebbe per carpire dati sulla produzione di petrolio sudanese.
Anche per la sua posizione geografica, da anni Israele è diventata la meta di centinaia di migranti africani in fuga da guerre, carestie e povertà. Nel 2005 è iniziato un consistente afflusso di profughi attraverso il deserto del Sinai, provenienti in particolare dall’Africa orientale (Sudan, Eritrea, Etiopia). Secondo le stime sarebbero almeno 4 mila i migranti originari del Corno d’Africa e di questi diverse centinaia i sudanesi.
L’afflusso di tanti profughi ha acceso un dibattito nel Paese. Con un vivace confronto tra i favorevoli all’accoglienza dei rifugiati, in virtù della memoria storica della Shoah; e coloro che invece predicano prudenza ma anche frontiere chiuse, per via della minaccia che potrebbe rappresentare l’appartenenenza al mondo islamico di chi arriva.
Ultima vittima di questa situazione è Adam Othman Mohammed, 29 anni, sudanese, ucciso lunedì 10 marzo dalle autorità egiziane mentre tentava di attraversare il confine con Israele assieme ad altri otto migranti. Mohammed è il settimo migrante ucciso quest’anno sul confine dalle autorità egiziane.