Getsemani. Testimonianze dal silenzio
Sono partito da qualche settimana ormai, ma sento ancora forte la nostalgia dell’eremo del Getsemani. È stata un’esperienza davvero importante, che mi ha aiutato a cominciare bene quest’anno sabbatico che mi sono concesso dopo 15 anni di sacerdozio e di missione in Malawi. Ho ancora in mente il momento del mio arrivo, il primo incontro con voi, e soprattutto l’accoglienza che mi avete riservato al momento della preghiera del vespro in cappellina. Mi sono sentito a casa da subito. Accolto da voi nella preghiera, e affidato al Signore in quel luogo santo che ho imparato a conoscere e ad apprezzare poco alla volta. E vi dico la verità, è stato proprio questo inizio rispettoso e pieno di significato a dare il tono e il ritmo della mia permanenza all’eremo.
Sono venuto all’eremo senza troppe pretese, senza sapere di preciso cosa fare o come. Avevo voglia di restare solo, di pregare e di riflettere. Ero attratto da quel luogo che sapevo importante e ho semplicemente chiesto di potervi passare del tempo. Si dice che noi dobbiamo mettere la quantità della preghiera, il tempo che occorre e che la qualità la mette lo Spirito. Mi è successo proprio così. Più passava il tempo e più mi rendevo conto che la mia preghiera diventava profonda, più sincera, più autentica. Fatta meno di parole e di letture e più di cuore, di sentimento, di respiro, di vicinanza al Signore. Mi sono sentito spesso come Nicodemo, che aveva cercato Gesù di nascosto, quasi per averlo solo per sé, per i suoi occhi e per le sue orecchie, per il suo cuore. Ma mi sono accorto che Gesù è veramente di tutti e per tutti.
All’eremo ho incontrato persone meravigliose. Una comunità di giovani che mi hanno insegnato a credere nel valore dell’unità al di là di ogni controtestimonianza anche da parte degli stessi cristiani, persone che desideravano un momento di riposo e di pace dello spirito nel trambusto della vita quotidiano così frenetica e travolgente, giovani in cerca di una strada che desse senso alla loro vita. Per tutti questi incontri, per queste persone, vorrei ringraziare il Signore. Sono state un esempio davvero grande per me. Durante le cinque settimane passate al Getsemani ho chiesto spesso un segno al Signore, e lui, per tutta risposta, mi ha messo davanti tante persone che lo amano con cuore sincero e che si fidano di lui nonostante i momenti di difficoltà e il buio della fede.
Mi auguro che tante altre persone abbiano il dono di trovare all’eremo del Getsemani ciò che vi ho trovato io, un Gesù che dà tutto di sé al Padre e che non risparmia davvero nulla…
(L’autore è missionario monfortano in Malawi)