Si è aperta oggi a Dublino (Irlanda) la conferenza internazionale per la messa al bando delle bombe a grappolo. L'appuntamento diplomatico, a cui prendono parte delegazioni inviate da un centinaio di governi, si concluderà il 30 maggio ed è l'ultima tappa di un processo avviato nel 2007 a Oslo, su iniziativa di una cinquantina di Paesi, nell'intento di concludere un trattato internazionale per la totale messa al bando di produzione, stoccaggio e utilizzo delle bombe a grappolo. Papa Benedetto XVI ne ha parlato ieri a Genova, auspicando che da Dublino emerga «uno strumento forte e credibile». Ma non è detto che sia così.
(g.s.) – Ieri, 18 maggio, in piazza Matteotti a Genova, Benedetto XVI, al termine dell’Angelus domenicale, ha portato l’attenzione degli ascoltatori su un appuntamento apertosi quest’oggi in Irlanda.
«Vorrei ora ricordare – ha detto il Papa – un importante evento che avrà inizio domani a Dublino: la Conferenza diplomatica sulle munizioni a grappolo, convocata allo scopo di produrre una Convenzione che interdica questi micidiali ordigni. Auspico che, grazie alla responsabilità di tutti i partecipanti, si possa giungere ad uno strumento internazionale forte e credibile: è necessario infatti rimediare agli errori del passato ed evitare che si ripetano in futuro. Accompagno con la mia preghiera le vittime delle munizioni a grappolo e le loro famiglie, nonché quanti prenderanno parte alla Conferenza, formulando i migliori auguri di successo».
La Conferenza internazionale di Dublino, con un centinaio di governi partecipanti, si concluderà il 30 maggio ed è l’ultima tappa di un processo avviato nel 2007 a Oslo, su iniziativa di una cinquantina di Paesi, che puntavano a concludere un trattato internazionale per la messa al bando della produzione, dello stoccaggio e dell’utilizzo delle bombe a grappolo.
I micidiali ordigni vengono scaricati su obbiettivi militari tramite l’aviazione o l’artiglieria. Prima di raggiungere il suolo le bombe esplodono disseminando il terreno di centinaia di ordigni più piccoli. Secondo le stime di molti esperti 4 ordigni su 10 restano inesplosi e finiscono per costituire una micidiale minaccia per la popolazione civile, del tutto analoga a quella delle mine antipersona dichiarate fuorilegge – dopo una lunga campagna di sensibilizzazione a livello planetario – con il trattato di Ottawa del 1997. Si calcola che il 60 per cento dei civili mutilati o uccisi dalle bombe a grappolo siano bambini.
Nonostante le speranze di molti e gli auspici del Papa non è sicuro che da Dublino possano venire buone notizie. Alcuni governi vorrebbero introdurre distinguo e limitazioni al bando totale. E in ogni caso sono assenti – così come accade per il citato trattato di Ottawa – i principali produttori e utilizzatori di questi ordigni: Stati Uniti, Cina, Russia, India, Pakistan e Israele. Le forze armate israeliane hanno fatto largo impiego di bombe a grappolo anche nel conflitto del 2006 contro gli Hezbollah nel sud del Libano.