La notizia del giorno in Israele è l'accordo - mediato dall'Egitto - per una tregua con Hamas a Gaza. Come leggere questo nuovo sviluppo? Intanto con molta prudenza: non è la prima volta che un accordo del genere viene annunciato e i precedenti non sono molto incoraggianti. Eppure questa volta almeno alcuni elementi nuovi ci sono. Ci aiutano a capirli due articoli apparsi stamattina sui quotidiani israeliani.
La notizia del giorno in Israele è l’accordo – mediato dall’Egitto – per una tregua con Hamas a Gaza. Come leggere questo nuovo sviluppo? Intanto con molta prudenza: non è la prima volta che un accordo del genere viene annunciato e i precedenti non sono molto incoraggianti. Eppure questa volta almeno alcuni elementi nuovi ci sono.
Ci aiutano a capirli due articoli apparsi stamattina sui quotidiani israeliani. Yediot Ahronot offre ai suoi lettori una vera e propria guida per giudicare l’accordo. Scorrendola c’è soprattutto un punto che vale la pena di sottolineare: Hamas si è impegnata a far finire i lanci di missili Qassam non solo da parte delle sue milizie, ma anche di tutti gli altri gruppi palestinesi. Starà qui la vera prova del fuoco di questo accordo: nella verifica di come e quanto Hamas dimostrerà di essere in grado di controllare davvero la situazione a Gaza, impedendo in particolare alle milizie filo-iraniane della Jihad islamica di compiere azioni in proprio.
È tutto da verificare se questo avverrà davvero, o se la tregua alla fine non sarà solo una boccata d’aria di qualche giorno per la popolazione palestinese stremata. Certo è che oggi Hamas ha in mano una carta importante che, se usata bene, potrebbe garantirgli quella legittimazione internazionale su cui tanto si discute.
Proprio partendo da questo aspetto l’analisi di Haaretz si concentra invece sugli equilibri interni palestinesi. La tregua con Israele sarebbe infatti parallela al rinnovato dialogo con Fatah per un governo di unità nazionale. Un’iniziativa lanciata da Abu Mazen che, in sostanza, vede come il negoziato con Ehud Olmert non stia portando da nessuna parte. Se, però, la tregua funziona (e Hamas libera il soldato Gilad Shalit) adesso proprio Abu Mazen potrebbe trovarsi in una situazione di grande debolezza.
Infine un’ultima annotazione: l’accordo prevede che la riapertura del valico di Rafah avvenga sotto la responsabilità dell’Egitto e degli osservatori europei, che sono poi i carabinieri italiani. È ovvio che questa responsabilità sarà coordinata con Hamas. Dunque da oggi ci sono degli italiani che ufficialmente parlano con il movimento islamista. Siamo entrati in una fase molto politica della crisi. Forse sarebbe bene che anche il nostro governo – in forza della responsabilità che i nostri militari hanno sul campo – decidesse di giocare un ruolo politico forte. Se con Hamas ci parla Israele, non si vede perché non debba parlarci – almeno per via indiretta – anche il governo italiano.
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