Piccoli frammenti colorati che rimessi insieme con pazienza e passione, ricostruiscono non solo splendidi mosaici dell'età antica, ma anche la mappa di una convivenza possibile laddove il conflitto sembra essere la norma: sono i protagonisti del film-documentario Tessere di pace in Medio Oriente, dedicato all'opera di archeologo di padre Michele Piccirillo ofm, direttore del Franciscan Archaelogical Institute del Monte Nebo in Giordania. Il voto del pubblico che ha preso parte al festival ha assegnato alla pellicola il premio Capitello d'argento.
Piccoli frammenti colorati che rimessi insieme con pazienza e passione, ricostruiscono non solo splendidi mosaici dell’età antica, ma anche la mappa di una convivenza possibile laddove il conflitto sembra essere la norma: sono i protagonisti del film-documentario Tessere di pace in Medio Oriente, dedicato all’opera di archeologo di padre Michele Piccirillo ofm, direttore del Franciscan Archaelogical Institute del Monte Nebo in Giordania.
Il film, prodotto da Rai cinema e Digital Studio, con la regia di Luca Archibugi, è stato presentato il 4 luglio all’Auditorium-Parco della Musica di Roma, nell’ambito della terza edizione del Festival internazionale del cinema archeologico Capitello d’oro. La pellicola ha incontrato i favori del pubblico che le ha assegnato, con il suo voto, il premio Capitello d’argento.
«Un lavoro complesso – racconta il regista a Terrasanta.net – che ha coinvolto molte istituzioni di paesi diversi e richiesto, prima dell’inizio delle riprese nei primi mesi del 2008, un lungo lavoro di preparazione per raccogliere la grande quantità di documenti, anche video, relativi a 30 anni di attività archeologica».
Dai primi interventi sul Monte Nebo – il monte sul quale a Mosè fu concesso di vedere la Terra promessa prima di morire – ai siti di Madaba e Umm al-Rasas, sempre in Giordania, ad Hama in Siria, a Gerusalemme, Betlemme, Gerico in Palestina, decine di meravigliosi tappeti musivi sono tornati alla luce grazie all’opera di padre Piccirillo, riscrivendo spesso pagine di storia dell’arte e di topografia.
Non solo: «Attraverso i mosaici e le iscrizioni che vi appaiono a margine – spiega padre Piccirillo, attorno alla cui presenza narrante il film dipana il filo rosso dei ritrovamenti archeologici – conosciamo la storia della comunità cristiana che li ha prodotti». Dal loro studio si apprendono i nomi degli artisti, dei committenti – preti e vescovi delle diocesi mediorientali dal IV all’VIII secolo -, dei cristiani che hanno contribuito alle spese, dei santi che venivano venerati in una determinata comunità e persino la posizione, più o meno ortodossa, rispetto alle dispute teologiche in atto.
È la continuità della presenza sul territorio e tra la gente, secondo padre Piccirillo, la spiegazione del successo del lavoro svolto: «Non si è trattato di missioni di scavi di qualche mese, ma di un’attività costante negli anni, legata alla realtà delle nostre comunità in Medio Oriente».
L’attività del direttore del Franciscan Archaelogical Institute ha saltato confini e conflitti, diventando un veicolo di pace.
Nel 1997, un convegno per il centenario della scoperta della Carta di Madaba è stata l’occasione per la presenza di Giordania, Siria, Israele e Stati Uniti allo stesso evento; il sito di Umm al-Rasas è stato proposto dallo Stato giordano all’Unesco per essere annoverato tra i luoghi patrimonio dell’umanità con la motivazione specifica di costituire la testimonianza della convivenza tra comunità di fedi diverse.
Soprattutto la scuola di restauro del Monte Nebo, la prima in Medio Oriente, nata nel 1992 con il contributo del Governo italiano, accoglie giovani di nazionalità e religioni diverse diventando anche scuola di conoscenza reciproca, oltre le barriere dei pregiudizi.
Frammenti di dialogo e buona volontà per costruire il mosaico più complesso: quello della pace in Medio Oriente.