Re Abdullah d'Arabia Saudita ha convocato una conferenza a Madrid nell'ambito del suo impegno per disinnescare le tensioni interreligiose, migliorare l'immagine dell'islam e ripristinare il rispetto dei valori religiosi. L'iniziativa, in calendario dal 16 al 18 luglio prossimi, è la prima del genere da parte di un governante saudita. Viene considerata un passo coraggioso, soprattutto se si pensa che anche un noto rabbino, David Rosen, è stato invitato a prendervi parte, quasi a preannunciare la possibilità di relazioni più strette tra il regno saudita e Israele.
Re Abdullah d’Arabia Saudita ha convocato una conferenza a Madrid nell’ambito del suo impegno per disinnescare le tensioni interreligiose, migliorare l’immagine dell’islam e ripristinare il rispetto dei valori religiosi.
L’iniziativa, la prima del genere da parte di un governante saudita, viene considerata coraggiosa, soprattutto se si pensa che anche un noto rabbino è stato invitato a prendervi parte, quasi a preannunciare la possibilità di relazioni più strette tra il regno saudita e Israele. I due Stati non intrattengono rapporti diplomatici e fino ad oggi l’Arabia ha evitato ogni contatto pubblico con Israele o suoi rappresentanti.
A Madrid rav David Rosen, responsabile delle relazioni interreligiose per il Comitato ebraico americano, interverrà alla Conferenza in programma dal 16 al 18 luglio e organizzata dalla Lega islamica mondiale, organismo sostenuto dai sauditi.
All’evento sono stati invitati studiosi musulmani dai Paesi arabi e leader cristiani, come Franklin Graham, figlio del noto predicatore evangelico Billy Graham; l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore; l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams. Nessuno dei tre potrà partecipare per precedenti impegni, mentre sono attesi l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, dal Sud Africa, e papa Shenuda III, patriarca della Chiesa copta.
Il cardinal Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso rappresenterà la Santa Sede. «Vado con spirito aperto – ha detto il porporato in un’intervista del 14 luglio all’Osservatore Romano – perché sento che in questi ultimissimi tempi il clima è cambiato. C’è più apertura, c’è più rispetto, c’è più desiderio di conoscere l’altro, anche se ovviamente sino a oggi i contatti sono avvenuti e avvengono a livello di grandi personalità del mondo islamico. Però può capitare che mentre assistiamo a quest’atto di coraggio compiuto con saggezza dal re saudita, in alcune moschee si facciano altri discorsi. Noi dobbiamo certamente prestare attenzione a quanti mostrano la volontà di incontrarci per vedere come camminare sulla via della conciliazione, della concordia, della pace».
Raggiunto da Terrasanta.net il rabbino Rosen ha detto: «Penso che questo sia un evento molto importante anche se sono deluso per il fatto che non si svolga in Arabia Saudita e che non sia stata invitata alcuna rappresentanza ufficiale del rabbinato israeliano». Lo stesso Rosen, nella lista dei partecipanti all’assemblea, non è identificato come israeliano ma come esponente del Comitato ebraico americano. «Nondimeno – aggiunge lui – questo è un importante primo passo. Spero e prego perché sia l’inizio di un impegno ufficiale dei sauditi nel dialogo tra le fedi e in una cooperazione destinata a fare passi avanti al momento opportuno, in particolare con la comunità ebraica e, mi auguro, con Israele». Rosen afferma che la conferenza madrilena è in linea con lo stile saudita di accostare le questioni «con prudenza e gradualità».
Funzionari sauditi hanno detto che la Spagna è stata scelta come sede della conferenza per il suo simbolismo storico, in quanto luogo in cui musulmani, ebrei e cristiani hanno vissuto in relativa pace sotto sovranità islamica dall’VIII al XIII secolo. Inoltre, dato il sospetto della comunità religiosa saudita verso in non musulmani e l’aperta ostilità nei confronti di Israele, sarebbe stato estremamente difficile ospitare l’evento in Arabia Saudita. Il regno è sotto l’influenza dei wahabiti, estremisti che mettono al bando la manifestazione pubblica di altre fedi nel Paese e tendono a rifiutare ogni dialogo interreligioso con gli «infedeli».
Re Abdullah sta lentamente cercando di rabbonire gli estremisti e di promuovere un islam più moderato e capace di interagire con la modernità. In un incontro pubblico, il mese scorso, il sovrano ha detto a 500 delegati provenienti da 50 Paesi a maggioranza islamica, che i musulmani devono sbarazzarsi dei pericoli dell’estremismo, il quale non ha nulla a che fare con «il buon messaggio» dell’Islam al mondo intero.
Taluni osservatori vedono l’iniziativa di Londra come uno sviluppo parallelo all’iniziativa di pace lanciata dai sauditi in seno alla Lega araba a partire dal 2002 per raggiungere la pace tra Israele e i palestinesi. Nonostante l’assenza di rabbini israeliani, Rosen è convinto che dia speranze per il miglioramento delle relazioni arabo-israeliane.
Veterano del dialogo interreligioso, Rosen non ritiene che re Abdullah voglia guidare una «riforma» dell’islam, per via delle tendenze estremiste che albergano nel suo Paese. Tuttavia il monarca è in grado di offrire un contributo «molto significativo» per «confrontarsi da un punto di vista musulmano e interreligioso con le sfide sociali e scientifiche poste dalla società moderna».
«Spero – conclude il rabbino – che la conferenza di Madrid sia come la rondine che indica l’approssimarsi della primavera. Un simile progresso avrebbe un effetto molto positivo per il superamento dei reciproci pregiudizi e incomprensioni, anche se non denota necessariamente una "riforma" dell’islam».