Parlare della Terra Santa sotto lo sguardo della statua della Vergine che domina la basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, ha un sapore davvero tutto speciale. All’interno del santuario è infatti custodita la Porziuncola con la cappella del Transito (il luogo dove morì san Francesco). La piccola badia campestre che raccolse il primo nucleo dell’ordine francescano è il luogo da dove partirono, vivente ancora il santo d’Assisi, i primi frati per la Terra Santa. E lo stesso san Francesco, nel viaggio per i Luoghi Santi segnato anche dall’incontro con il sultano musulmano.
Incontriamo padre Giuseppe Battistelli, Commissario di Terra Santa per l’Umbria, nel verde del parco della Domus Pacis in un pomeriggio caldo della tarda primavera. Ed è naturale chiedergli quale strada il Signore abbia scelto per condurlo a sé e per farlo camminare sulle vie di Terra Santa, le vie che lui stesso ha percorso.
«Fino a tredici anni – inizia a raccontare – frequentavo la parrocchia del mio paese in provincia di Pescara. Poi è successo un fatto particolare: la morte di mio padre. Nel mio cuore di adolescente si è scatenato il finimondo e me la sono presa con il Signore. La rabbia, la solitudine, mi hanno portato ad abbandonare la fede. Ho continuato la mia vita lontano dalla Chiesa, facendo il liceo artistico e l’Accademia di belle arti. Ho fatto il costumista e lo scenografo teatrale… Dio era ormai escluso dal mio orizzonte, quando…»
Nella vita dei grandi santi come delle persone più umili, a volte Dio decide d’irrompere senza troppe cerimonie. Altre volte semina inquietudini…
«Ero a Roma, frequentavo l’università. Ho cominciato a farmi domande sul senso della mia vita… Poi sono capitato in un convento di clarisse ad Albano Laziale. La conoscenza e l’amicizia con una delle monache mi ha fatto riscoprire la vita cristiana e mi ha indotto a ricentrare la mia esistenza sul Signore. Che mi ha messo nel cuore delle domande, alle quali però non sapevo dare risposta. E la cosa mi tormentava».
A quel tempo – siamo negli anni Ottanta – per Giuseppe inizia anche la carriera nel mondo dello spettacolo. È un danzatore provetto, ed entra come ballerino nella scuola di Renato Greco a Roma. Viene addirittura scritturato in televisione. «Avevo la mia vita, sia privata che professionale, spianata. Avevo i soldi, la carriera, ero fidanzato… Ma sentivo continuamente una voce interiore… Non ero soddisfatto, non ero a posto. Al mio posto. Proprio alla vigilia di un importante traguardo professionale, la scrittura nel corpo di ballo della trasmissione televisiva Domenica In, la svolta».
Oggi come oggi, con gli stuoli di ragazzi e ragazze aspiranti star televisive, è difficile spiegare come può accadere che uno, alla soglia del successo, molli tutto e cambi vita… «Eppure è capitato davvero così – dice padre Giuseppe – e non me ne sono mai pentito. Da ballerino mi sono avviato a passo di danza verso la mia felicità». La nuova vita scelta da Giuseppe ha il colore del saio francescano e il sapore della santa semplicità del Poverello. Al termine del noviziato e della formazione, ecco l’ordinazione sacerdotale.
La Terra Santa arriva al termine di un lungo percorso al servizio dell’animazione vocazionale tra i giovani. «Avevo da sempre il desiderio di visitare i luoghi dove ha vissuto Gesù… Ci sono andato, finalmente. Ed è stata una folgorazione, tanto che vorrei un giorno poter essere utile anche laggiù, magari aiutando con le mie capacità di disegnatore nella catalogazione dei materiali archeologici. In Terra Santa mi sento come a casa mia. Ma sono prima di tutto un frate, e sono ben felice di svolgere il servizio di Commissario per l’Umbria. Il contatto con i pellegrini e le giornate di animazione sono un modo per essere in comunione con l’opera della Custodia».
Quale crede sia il messaggio della Terra Santa, oggi? «C’è grande desiderio di andare a vedere i luoghi di Gesù. Credo che il messaggio vero sia quello della preghiera e della speranza. La Terra Santa ti trasforma. E ti insegna ad accogliere la volontà di Dio nella tua vita».